Un feeling irresistibile

Ritorno dopo un po’ di tempo a parlare dello stretto rapporto tra giallo e scacchi indicando alcuni lavori, letti più o meno recentemente, in cui questi ultimi hanno una importanza rilevante o limitata, o che sono soltanto accennati. Non citando quelli già recensiti, naturalmente. Ne viene fuori una specie di lista della lavandaia (come a dire un articolo pallosetto) che credo però interessante per chi ha nel cuore queste due passioni.

Il diabolico Bishop sta alla base del racconto La curiosa omissione di Isaac Asimov in I racconti dei vedovi neri, minimum fax 2007. Il signor Atwood ha ricevuto un lascito di diecimila dollari da un suo amico burlone, chiusi in una cassetta di sicurezza in una banca degli Stati Uniti. Per trovarla deve riuscire a decifrare il significato della frase “La curiosa omissione in Alice” che gli è stata detta in punto di morte. A risolvere l’enigma è il solito Henry, il cameriere della strana e divertente combriccola dei Vedovi Neri, basandosi proprio sul doppio significato di Bishop, Alfiere e vescovo.

Nel racconto Mistero all’obitorio di Fredric Brown in I delitti della camera chiusa di autori vari, Polillo 2007, abbiamo una partita di scacchi tra il dottor Skibbine e Mr. Paton “due veri e propri fanatici degli scacchi”. La partita si chiude con uno scacco doppio di Cavallo a Re e Regina in favore del dottore.

Sempre in questa raccolta di partite, nel racconto Il gufo alla finestra di G.D.H. e M.I. Cole c’è un invito di Mr. Carluke a Mr. Barton per una partita a scacchi.

La regina degli scacchi di Walter Tevis, minimum fax 2007, non è un giallo ma lo consiglio lo stesso a quei lettori che desiderano conoscere più a fondo il mondo degli scacchi. O meglio ciò che avviene nell’animo tormentato degli scacchisti. Personaggio “immortale” la piccola Beth Harmon “destinata a un’esistenza squallida come l’orfanotrofio in cui è rinchiusa”. Gli scacchi saranno il suo riscatto.

Nel libro Il letto d’ebano di Rufus Gillmore, Polillo 2008, sin dalla prima pagina veniamo a sapere che il detective dilettante Griffin Scott e il narratore Lopez sanno giocare a scacchi e intraprendono una partita addirittura su una scacchiera dipinta sul pavimento dello studio, iniziando con una Quattro Cavalli. Il detective sta perdendo quando arriva la notizia della morte di una donna famosa.

In Il mistero degli incurabili di Lorenzo Beccati, Kowalski 2008, a pagina 115 c’è un riferimento all’automa del Turco che sa giocare a scacchi con il nano dentro al congegno che viene smascherato. Poiché la storia è ambientata a Genova nell’anno 1589, l’episodio non ha riscontro storico dato che l’automa venne inventato dal Wolfgang von Kempelen nel 1770 (se non sbaglio).

L’altra verità-Omicidio sulla scacchiera di Mario Filippo Caliò, edito dallo stesso Caliò nel 2007, ruota intorno ad una partita a scacchi che il morto ammazzato stava giocando con l’assassino. Tutto orbita attorno alla domanda “Perché la posizione dei pezzi sulla scacchiera è diversa da quella ricavabile da un foglio in cui sono state trascritte le mosse?

L’appuntamento con la seconda parte è per giovedì prossimo. Non mancate!

fabio lotti

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