Le Langhe non sono soltanto la roccaforte millenaria collinare in terra piemontese. Quella è la cartolina. Possono invece trasformarsi in un teatro impervio e pericoloso in cui si recita la morte. E dove, tra residenze di campagna, castelli e cascine, nel giro di qualche decina di ore si consumano vite e storie sotto il mirino di un serial killer. Succede nell’Alta Langa, tra i comuni di Monesiglio, Gorzegno, San Benedetto Belbo, dove gli abitanti si contano a centinaia. Con protagonisti che vengono dalle più cittadine Fossano, Bra, Cuneo, con un pedigree tutto da conoscere: strambe scrittrici “centenarie” con badanti-amanti svizzere, lugubri marchesi, proprietari di banche private, sceneggiatori gay, grevi pataccari, bellissime vedove a cui la vita non permette più di sorridere, giovani operai rumeni e coetanei inchiodati su una sedia a rotelle. Un’umanità varia che gira come una trottola tra matrimoni, presentazioni librarie, cene condite del meglio culinario di quello spicchio di mondo. A fare lo slalom tra questo caos socio-esistenziale il maresciallo Beppe Buonanno e il suo fido carabiniere De Ruvo, parole poche e cervello fino. Rebus di mezza estate di Gianni Farinetti è un romanzo corale tinto del nero più scuro. Quello che non si ferma alla conta dei delitti, ma che esce dalle vite e dai profili di chi, vittima o meno, è il catalogo di un’umanità che non fa proprio bella mostra di sé. Come in certi film di David Lynch, basta scavare solo un poco per accorgersi che il make up è davvero solo una maschera che nasconde senza evidenziare nessuna estetica di chi la indossa. Proprio quello che il maresciallo inizia a fare per risolvere il rebus. E anche chi si salva, non può stare tranquillo con un omicida seriale impalpabile nei movimenti ed estremamente concreto nei gesti. Scrittura veloce dal ritmo orale, con qualche ridondanza di troppo nelle tantissime parentesi che traducono immediatamente il dialetto o definiscono certi termini. Lo scorrimento della lettura ne soffre un po’. Storia, intreccio e personaggi quelli invece filano da sé.
Rebus di mezza estate
Corrado Ori Tanzi