Shanghai (e Pechino). Fine anni novanta. Se fondo un gruppo (facebook o google o amatoriale) per dare un poco di sesso al brillante ispettore capo Chen Cao, aderite? Dai tempi dell’Università (nella capitale) e ancora alla fine degli anni ottanta era fidanzato con Ling, Figlia di un Alto Funzionario. Lei lavorava alla Biblioteca, ora è una Riccona (amministratrice delegata di parecchie società), sta per sposarsi con un altro Riccone, un’amica lo avvisa, lui si inventa una scusa per proseguire le indagini a Pechino, Ling lo accusa di aver sempre amato di più fare il poliziotto (nonostante il defunto padre docente di confucianesimo e la madre malata, la laurea in inglese e volumi di poesie), lui consente e riparte per risolvere il nuovo incarico della Squadra casi speciali. Quarantenne, di bell’aspetto, alto, fronte spaziosa e occhi neri (con occhiali), fuma, vive solo e incontra amabili donne con cui flirta senza sesso (né platonico, né consumato). Siamo alla sesta avventura gialla in dieci anni, molta letteratura, cogenti metafore erotiche, frequenti sconferuncoli curiosi (potenziali di innamoramento) verso donne piacenti, niente coito. Goffo e romantico, orgoglioso e onesto, coscienzioso e malizioso, cinico o critico sul paese con 2 sistemi, questa volta prende di petto Mao e suoi epigoni, fra morti e magioni antiche e moderne, col solito approccio eccentrico. La serie è eccelsa, quest’ultimo il più esplicitamente politico sulla Cina di oggi (grandi manie e interessi immobiliari), proprio bravo l’affermato (in Occidente) 59enne docente Qiu Xiaolong (“La ragazza che danzava con Mao”, Marsilio 2012, pag. 365 euro 18; orig. 2009 “The Mao case”, trad. Fabio Zucchella), in terza su Chen e collaboratori: Yu, Peiquin, Vecchio Cacciatore. Balli languidi e meravigliose cotture di carni e pesci.
La ragazza che danzava con Mao
valerio calzolaio