Le parole di lui la raggiunsero in un luogo lontano, gelido e inaccessibile, in cui tutte le finestre e le porte si erano già serrate, sprangate a doppia mandata.
Quando si è di fronte a libri come questo di Nora Venturini bisogna partire dall’inizio, da cosa vuol dire precisamente “giallo al femminile” perché poi solo così si può comprendere appieno che nell’enorme mare magnum di polizieschi all’italiana, un romanzo come Paesaggio con ombre è una piccola perla da individuare e goderne.
Ora l’autrice è già conosciuta e ha lettori affezionati. Ma non vuol dire nulla. Nell’editoria italiana bisogna continuare a dimostrare sul campo a ogni pubblicazione di meritare i lettori che si ha e anzi di meritarne anche di nuovi. E la Venturini con questa sua ultima fatica letteraria centra brillantemente l’obiettivo.
Ancora una volta c’è Debora Camilli, che di mestiere fa la tassista a Roma ma che in una vita passata studiava per diventare ispettrice. C’è la sua personalità volitiva e fragile che permea l’intera narrazione del libro e induce i lettori a scordarsi che quelle pagine sono solo fiction e quindi a trasportarli con la protagonista in quelle mille sfumature umorali ed esistenziali che la rendono così vera, così affascinante, così insolita, e c’è la straordinaria capacità di chi scrive di raccontare la Roma dei romani, quella del traffico, dei localini di quartiere, delle botteghe, delle gallerie d’arte.
La grandiosità di un giallo al femminile sta in questo, nelle sfumature che l’autrice dissemina tra le pagine e che sono molto più potenti della trama in sé con un omicidio, una indagine e la dovuta suspense. No, la Venturini fa di più: lega l’indagine sull’omicidio di un uomo ripescato dal Tevere e senza documenti addosso con il conflitto interiore della sua protagonista che sa che il fuoco brucia, ma non può fare a meno di avvicinarsi.
Debora che cerca il commissario Raggio, fresco di promozione alla Omicidi è tutte le donne del mondo che si giustificano con mille pretesti utili e futili prima di chiamare l’uomo di cui sono follemente prese dicendo che è solo per lavoro!
E mentre i lettori si appassionano ai moti del cuore della tassista investigatrice la Venturini dipana la trama e la suspense facendo scoprire che il morto ammazzato ripescato dal fiume è un conosciuto restauratore e che il mondo dell’arte nella Capitale è una sorta di palude pericolosa in cui le insidie si nascondono dove meno te lo aspetti.
Nora Venturini ha anche una particolarità stilistica che a me piace tanto: la parsimonia dei dialoghi. Pochi e precisi. Costruiti per un fine e mai messi a caso per allungare il brodo. Molte invece le descrizioni ambientali usati dall’autrice come focus per permettere ai lettori quei viaggi mentali che ogni libro come si deve dovrebbe avere, perché leggere da sempre vuole dire anche evadere, se è in giallo, anche meglio.