In una Bari grigia, governata da convenienza, corruzione e interessi mafiosi, presa d’assalto dalla nuova criminalità dell’est, crocevia di armi e droga, si muove Naviganti nelle tenebre, la nuova indagine del capitano Bosdaves. La scomparsa di Samira, una giovane etiope, sembra avere attinenza con un vecchio caso irrisolto di molti anni prima. E proprio a Bosdaves viene chiesto di indagare su questo cold case per scoprire se e quali collegamenti esistano.
L’indagine prende avvio nei giorni dei festeggiamenti per San Nicola e santi e protettori vari son ben presenti in tutto il libro, a sottolineare il morboso e innaturale connubio tra cosche,crudeltà e religione.
Nulla sarà facile per il capitano Bosdaves, prossimo a diventare maggiore, che non è amato nemmeno dal suo superiore vicino alla pensione.
Bosdaves è un personaggio malinconico, afflitto da episodi depressivi, uno che legge Sostiene Pereira per la 304a volta. Percepisce l’impotenza insita nel suo lavoro, quel cercare di andare sempre controcorrente per contrastare il male dilagante. È un po’ distratto e per questo incline a piccole “figuracce”. Possiede un certo candore e un animo dolce che lo portano anche a regalare dei pulcini alla moglie e ha due figli che gli cambiano ogni giorno la suoneria del cellulare.
Questo amabile personaggio si muove in un mare scuro e violento abitato da loschi ex poliziotti diventati faccendieri, mafiosi che non sono resi meno feroci dai soprannomi curiosi come Toresedute, Ninnaò e Asterix. Personaggi che vivono nel lusso, in un mondo di disordine vioenza e caos da loro alimentato e diretto.
Naviganti nelle tenebre è un libro amaro, come i noir devono essere. Non regala speranza, ma racconta la realtà, romanzandola. Forse neppure molto… e tutto l’amaro è qua.
Naviganti nelle tenebre
Cristina Aicardi