C’è una certa poesia in alcuni gialli, soprattutto in quelli dove s’intuiscono i desideri del narratore fin da subito, in cui è abbastanza semplice capire chi possa essere il colpevole e allo stesso tempo, chi sarà scagionato per ultimo. C’è una magia latente, dunque, in alcune storie dal sapore un po’ scontato, perché, inevitabilmente, fanno risaltare quella che è la maestria dell’autore, nel raccontare sentimenti e nel trovare in ogni personaggio una vittima e un carnefice, tanto da non sapere più da che parte stare.
E’, a mio parere, la stessa impressione che si ha leggendo L’ultima sera di Hattie Hoffmann, libro di Mindy Mejia, che ci fa entrare a tutto tondo nella vita di Henrietta, per tutti Hattie, splendida diciassettenne in cerca di se stessa e della sua posizione nel mondo. La storia inizia con il racconto di una sua serata travagliata e difficile, la stessa in cui la giovane donna cerca di scappare da un paese del Minnesota, Pine Valley e da un ambiente agricolo e soffocante, per chi, come lei, aspira a diventare un’attrice a New York.
La scomparsa, prima e dopo, il ritrovamento del suo corpo, ferito mortalmente e rinvenuto con il viso sfregiato, sarà oggetto delle indagini di Del, vecchio sceriffo della zona, amico dei suoi genitori.
Attraverso i suoi pensieri e le ricostruzioni, capiremo in tempo reale lo sviluppo delle indagini, i comportamenti dei sospettati, le false piste e infine, la risoluzione del caso. La sua voce narrante in prima persona non sarà la sola a raccontare questa storia fatta di amore, tragedia e di letteratura inglese, di Shakespeare soprattutto e di una delle sue opere più sanguinarie, il Macbeth: ad accompagnarla, ci saranno quella di Hattie, la prima attrice di questa vicenda e quella di Peter, insegnante amante della città e poco incline alla vita in campagna.
A ritroso nel tempo fino ad arrivare al giorno dell’omicidio, le tre voci racconteranno di gioie, paure, dolore e identità , principalmente di sincerità e menzogna e di quanto siano entrambe utili nella vita quotidiana di ogni persona, anche per non sprofondare nella rabbia e nella furia cieca della violenza.
L’ultima sera di Hattie Hoffmann è un giallo che racconta del desiderio, in tutte le sue forme, da quello carnale a quello nascosto, dalla vendetta al rimorso, passando per tutto ciò che ci rende più umani e più fragili: il desiderio di essere amati per come siamo, con i pregi e i difetti che ci rendono unici.
Eppure, alla fine, si paga uno scotto sempre troppo alto, quando si cerca di raggiungere il proprio obiettivo a scapito di un altro, giustificati dal proprio desiderio di amore, accecati dall’avidità e dal possesso, non riuscendo a vedere là dove l’oscurità sta già tessendo la sua trama di morte:«E spesso, per farci del male, gli strumenti dell’oscurità ci dicono delle verità , guadagnano la nostra fiducia su delle questioni marginali, per tradirci in faccende dalle conseguenze molto più profonde.»( Shakespeare, Macbeth, Atto Primo, Scena Terza)
Roberta Bellantuono