Venezia, 1513. Il ricco patrizio Luca Alò viene trovato senza vita in un pozzo, in Campo San Moisè; un altro, Giulio Giustinian, è stato rinvenuto morto in una barca alla deriva nel Canalazzo. Entrambi erano membri del Maggior Consiglio e la loro morte appare inspiegabile. Potrebbe trattarsi di avvelenamento, ma il pur abile medico Roberto Zimìt, al Ponte della Paglia, non è riuscito a scoprire con quale sostanza.
Tra il popolo si diffonde la voce che un mostruoso demonio stia cacciando prede nelle calli e nei rii della Dominante, mentre altri sospettano che gli omicidi siano legati alla guerra in corso. Quando il Consiglio dei Dieci richiama Victor Salva, lui ritorna a Venezia controvoglia, ma consapevole di essere l’uomo giusto. Agente del Consiglio, specializzato in crimini legati all’occulto, era stato lontano per anni come assistente di un noto inquisitore. Ora gli viene affidato il compito di investigare e far luce sulla vicenda, che potrebbe essere collegata alla misteriosa scomparsa di un suo caro amico, Alvise Valier, nipote dell’illustrissimo segretario del Consiglio, Alvise Tron.
Il giovane Valier, studente e lettore presso il celebre stampatore Aldo Manuzio, era solito frequentare l’allegra brigata di Alexandro Navajer, figlio di un rispettato membro del Consiglio dei Dieci. Tuttavia, non appena Salva avvia le indagini, assistito da Orso da Ponte, guardia del corpo e gondoliere al servizio dei Signori di Notte, il cadavere di un altro nobile, Zaccaria Salomon, viene rinvenuto in una barca, abbandonato senza vita.
I tre morti hanno due elementi in comune: dietro il lobo dell’orecchio destro presentano un marchio impresso a fuoco, un piccolo serpente a forma di lettera “C”, forse simbolo di una setta, e tutti erano abituali frequentatori della Taverna del Luganegher. Quest’ultima era stata il fulcro di un’oscura indagine anni prima, in cui Salva aveva svolto un ruolo centrale. L’inchiesta si era conclusa con l’arresto e la condanna a morte del ristoratore, Biagio Luganegher, un mostro che, durante la terribile epidemia di peste, aveva risolto il problema della scarsità di cibo catturando e uccidendo bambini per servirli come carne ai suoi ignari clienti.
La ricostruzione ambientale è magistrale. La storia si snoda in una Venezia tenebrosa, tra presenze esoteriche e misteriose, affascinanti donne, stravaganti alchimisti e spettacoli osceni che coinvolgono uomini potenti, legati da orrori e segreti inconfessabili. Victor Salva, uomo leale e determinato, eccelle nelle indagini legate all’occulto ed è il miglior agente al servizio del Consiglio. La sua collaborazione con Orso si rivela efficace, così come il suo rapporto con Zimìt e sua moglie Carlotta, sempre generosa e ospitale. Indispensabile, inoltre, l’appoggio di Sier Tron, segretario del Consiglio dei Dieci.
Ma questa volta Salva si trova invischiato in un intrigo ai limiti dell’impossibile, una sorta di folle sogno magico e fantascientifico. Deve correre contro il tempo per rintracciare pericolosi libelli eretici e un antico manoscritto illustrato, enigmatico e indecifrabile, per il quale molti, troppi, sono disposti a uccidere. Nel frattempo, a Venezia è in atto una colossale truffa ai danni del Doge: una presunta prova alchemica per la fabbricazione dell’oro, da condurre a Palazzo Ducale. L’esperimento, orchestrato dal criminale sier Pietro, fratello del Doge Leonardo Loredan, dovrebbe essere eseguito dall’alchimista Nofri da Molin e certificato dall’orafo Ludovico Gentile, secondo le regole della Voarchadumia, compagnia di studiosi dediti all’alchimia.
(Nel 1530 a Venezia, Giovanni Agostino Panteo pubblicò Voarchadumia contra Alchimiam, un’opera che presentava la creazione del mondo come un processo alchemico e il lavoro dell’alchimista simile a quello di Dio, includendo una raccolta di ricette e 11 xilografie raffiguranti strumenti e pratiche metallurgiche).
Victor Salva dovrà risolvere un’indagine complessa e spaventosa, che lo porterà ai confini della realtà conosciuta e a scoprire una tragica verità su se stesso. Il filone esoterico della narrazione è ben condotto e, senza mai rallentare il ritmo, riesce a creare una nuova, avvincente avventura. Particolarmente interessante è il viaggio attraverso la vita e le abitudini dei primi celebri stampatori veneziani, i Manuzio, e della loro tipografia Aldina.