Fin dove possono spingersi i nostri figli, se venisse a mancare la solidità del legame materno?
Una domanda simile se la sarà posta mille volte Elena Blanco, ispettrice della Brigada de Analisis de Casos, sin da quando, otto anni prima, suo figlio Lucas è scomparso in una delle piazze più affollate di Madrid.
In tutti questi anni non ha mai perso la speranza di ritrovarlo, fino a quando un video non ha catturato la sua attenzione. Non avrebbe mai voluto vederlo, perché ora sa che, non solo, suo figlio è vivo, ma che si è trasformato nel braccio armato di un mostro a cui stanno dando la caccia da troppi anni.
Il video che le è stato mostrato sembra quasi un avvertimento, “non cercarmi più”, ma Elena e la sua Brigada non possono fermarsi proprio ora che stanno per chiudere il cerchio intorno alla Rete Porpora. Questo è il nome di un sodalizio criminale che agisce nel Deep Web, sequestra persone, per lo più bambini di entrambi i sessi, per torturarle, violentarle in diretta streaming offrendo lo spettacolo a spettatori paganti per costi esorbitanti. Elena Blanco ha perso suo figlio, proprio in uno di questi rapimenti. Lucas, però, da torturato è diventato torturatore.
La Rete Porpora è il secondo romanzo della serie ideata da Carmen Mola, un collettivo di scrittori spagnoli che rispondono ai nomi di Jorge Díaz Cortés, Agustín Martínez e Antonio Santos Mercero. È un thriller mozzafiato che tiene il lettore incollato alle pagine, ricco di colpi di scena, per nulla banale e con una ricca serie di trame secondarie che appassionano fino alla fine.
Ma questo non è solo un thriller dalle tinte nere. Come spesso accade ai capolavori della letteratura di genere, lo scrittore intende scavare nelle piaghe purulente della società per far uscire tutto il marcio che vi si nasconde. La Rete Porpora è anche questo: un inquietante e illuminante affresco sui fili occulti che si muovono tra mondo reale e Deep Web, soffermandosi su interrogativi esistenziali che ci raramente poniamo.
“Come sia stato possibile permettere al mondo digitale di crescere in maniera così illegale, da trasformarsi in un mostro che ormai nessuno riesce a dominare?”, si chiede una poliziotta nel bel mezzo delle indagini. Cosa c’è davvero nel Deep Web e cosa lo alimenta?
Lontani dal pensare che questa zona oscura di Internet sia qualcosa di completamente avulsa dalla realtà, Carmen Mola ha creato una trama spettacolare in cui lo sfruttamento sessuale e la violenza sui minori si intrecciano con le problematiche relative ai centri di affidamento, sui quali molto spesso calano ombre inquietanti.
E poi la droga. Uno dei mali assoluti del XX e XXI secolo viene qui raccontato con una dovizia di particolari che non nasconde il lavoro di ricerca fatta dagli scrittori sul campo, come emerge ad esempio dalla descrizione della vita quotidiana della Carretera Cañada Real e di Puente de Vallecas, alla periferia sud-est di Madrid, con le loro piazze di spaccio e le cundas, i taxi riservati ai consumatori.
“Come abbiamo reso possibile tutto questo? Dovremmo venire con ruspe e buttare giù tutto”, “No, queste sono ferite purulenti, hanno bisogno di sfogare. Meglio circoscritte lì che non nel centro”.
È un noir di forte inchiesta sociale su droga, scommesse clandestine e centri di accoglienza per minori. Un noir che non dimentica la sofferenza delle madri che rischiano di perdere i propri figli o che desidererebbero perde se stesse, pur di riportare indietro le lancette della Storia, a quando il cordone ombelicale era ancora attaccato e nella mente c’erano soltanto sogni e belle speranze future.
La bambina senza nome ,il terzo libro della serie con protagonista Elena Blanco, è già in libreria .