Il castello Voronoff, o castello Grimaldi, è un palazzo situato nel comune di Ventimiglia. Deve la sua notorietà soprattutto al fatto di essere stato, per anni, di proprietà del celebre chirurgo e ricercatore russo Serge Voronoff, che lo acquistò nel 1825.
Nel suo vasto giardino, divenuto col tempo un rinomato punto di incontro culturale, Voronoff aveva fatto allestire una grande gabbia che ospitava un allevamento di circa ottanta scimpanzé, destinati ai suoi esperimenti di innesto di tessuto tra animale e uomo. A prendersi cura degli animali era l’olandese Christian Batelt, un ex circense.
Ma una notte, la tranquilla e dorata vita del castello fu sconvolta da un delitto anomalo. La gabbia degli scimpanzé era stata lasciata aperta e il branco, in preda al panico, si era sparso nel giardino, arrampicandosi ovunque fino a raggiungere le finestre del palazzo e fare irruzione all’interno, dove distrussero tutto ciò che trovarono e divorarono ogni cosa commestibile. Batelt e la servitù tentarono invano di fermare la furia distruttrice: gli animali, come impazziti, mordevano e graffiavano chiunque cercasse di avvicinarsi.
Quando finalmente la situazione tornò sotto controllo e gli scimpanzé furono ricondotti nella gabbia, gli uomini si accorsero che, accanto a una roccia nel giardino, giaceva il corpo senza vita di una scimmia, con la gola tagliata. Chi l’aveva uccisa? E perché? Considerato che una scimmia era già stata trovata morta in circostanze simili, il mattino seguente Voronoff decise di convocare un investigatore privato: Martin Giles, noto per la sua discrezione e per i metodi d’indagine approfonditi.
Giles, un atletico trentenne italo-monegasco, venne accolto – in assenza di Voronoff, che si trovava a cena a Montecarlo con il Principe – dalla giovane e affascinante moglie del medico, Gerty Schwartz. Bionda, ingioiellata e conturbante, di origini ucraine e cittadinanza austriaca, Gerty mostrò al detective l’ultima vittima e lo mise al corrente anche della prima scimmia uccisa. Lei e suo marito, desiderosi di scoprire l’autore dei delitti, affidarono l’indagine a Giles, chiedendogli la massima riservatezza per evitare scandali legati agli esperimenti del medico.
Giles, che accettò l’incarico impegnandosi a tornare il giorno seguente per concordare i dettagli, esaminò il corpo dell’animale assieme a Voronoff. Notò subito un particolare: la scimmia presentava sul petto una macchia rossa di vernice, che indicava la sua selezione per un’operazione programmata per quella stessa mattina. Alcuni ambienti del castello, infatti, erano stati adibiti a ospedale e usati per delicati interventi: trapianti di gonadi di scimpanzé sugli uomini, al fine di restituire loro virilità dopo l’andropausa. Anche l’altra scimmia uccisa aveva il medesimo segno rosso. Due interventi saltati. Sembra evidente che qualcuno volesse sabotare il lavoro di Voronoff.
Per semplificare le indagini, che prevedevano l’interrogatorio di ospiti e servitù, Giles fu invitato a soggiornare al castello.
Con l’aiuto dell’autore Beccati, il lettore scoprirà la Ventimiglia del 1936, attraverso la vita agiata e mondana degli ospiti del castello Voronoff: tra chiacchiere, brindisi e impeccabili domestici, sembravano ancora immuni dai venti di guerra che iniziavano a soffiare in Europa, con la Germania pronta ad espandersi con la forza a scapito dei paesi vicini.
Nonostante la presenza di Giles – investigatore capace e affascinante, incline alle avventure galanti – una terza scimmia verrà trovata uccisa. Questo nuovo caso alimenterà sospetti e tensioni tra gli abitanti del castello. Ma dove si nasconde l’assassino?
In un susseguirsi di colpi di scena, l’inattesa – e forse inevitabile – conclusione sconvolgerà tutti, soprattutto Martin Giles.
Beccati si è ampiamente documentato sulla figura di Serge Voronoff, realmente esistito. Fuggito dalla Russia sovietica, si era naturalizzato francese e sosteneva, attraverso i suoi studi, la possibilità di ringiovanire l’uomo trapiantando testicoli di scimmia, specie in funzione del potenziamento sessuale. Fu un personaggio controverso ed eccentrico, che ispirò scrittori come Arthur Conan Doyle e Michail Bulgakov. In un racconto di Doyle, il protagonista ritrova la virilità grazie a Voronoff; mentre in Cuore di cane, Bulgakov descrive una delle sue operazioni.
Si racconta persino che Winston Churchill abbia usufruito delle sue terapie. Il suo nome è rimasto nella cultura popolare: nel “filetto alla Voronoff” nei ristoranti, nel balletto della commedia The Cocoanuts dei Fratelli Marx (“Se sei troppo vecchio per ballare, procurati una ghiandola di scimmia”), e nella canzone “Il siero di Strokomogoloff” di Fred Buscaglione.
Sergej Abramovič Voronoff fu senza dubbio uno degli scienziati più ricchi e discussi del suo tempo. Dopo circa quindici anni, con la guerra ormai alle porte, abbandonò il castello di Ventimiglia appena in tempo per rifugiarsi negli Stati Uniti. I suoi fratelli, Alexandre e Georges, non furono altrettanto fortunati: morirono nel campo di sterminio di Auschwitz.