La noia è l’ultima a morire – Julia Bruns



Julia Bruns
La noia è l’ultima a morire
Giunti
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Titolo coerente e ben trovato…soprattutto in considerazione dell’ambientazione scelta dall’autrice. Infatti, l’atmosfera sonnolenta e stanca della casa di riposo, chiamata ridente residenza da Margot, la moglie del protagonista, è ben resa attraverso i tic, le stereotipie, le manie, le abitudini e gli svarioni ripetuti ossessivamente dagli ospiti. 

Il Primo Commissario Capo della polizia Helmut Katuschek, in pensione, è il protagonista voce narrante di questo spiritoso giallo. L’intera vicenda è vista attraverso i suoi occhi, con un effetto spesso straniante. Gli ospiti sono da lui raccontati e colti quasi in presa diretta nelle loro debolezze e fragilità senili. L’unica loro preoccupazione è rivolta al cibo, alle malattie, alla cura del corpo e alla partecipazione ai pochi eventi e attività che giornalmente vengono proposti. Di sé, ovviamente, Helmut racconta solo la parte migliore. Veniamo così a sapere che ogni pomeriggio ama giocare a scacchi con il suo amico Herbert. Unico neo? Herbert è morto da tempo.

Come nella vita reale, tra gli ospiti si creano gerarchie, antipatie, simpatie, alleanze, faide e vendette. Margot, moglie dell’ex Commissario, è una tiranna in gonnella che gli impone scelte alimentari, nuove amicizie e compagni con cui condividere il pranzo. Soprattutto Hannelore, la nuova amica di Margot, gli appare sin da subito odiosa e poco affidabile. Zitella, inacidita dagli anni, ha come unica preoccupazione quella di predisporre il suo funerale. L’altro ospite con cui condivide il tavolo è Gerhard, ipocondriaco militante che dice di essersi trasferito nella casa di riposo per trovare di meglio dopo la morte della moglie Marie-Luise: l’offerta gli sembrava più ampia rispetto al tè pomeridiano. Le cose non sono andate come voleva e, ormai deluso e stanco, dichiara che in caso di mancamento non vuole assolutamente essere rianimato. Rolf Jürgen è invece l’entusiasta vecchietto del tavolo accanto, sordo e desideroso di compagnia femminile. La sua vicina di sedia è Jutta che afferma che tutte vorrebbero un uomo come Helmut Katuschek, attirandosi le ire di Margot. The last but not the least è la dottoressa Olga Maria Böttcher, medico legale, con cui già durante la sua vita lavorativa Helmut aveva collaborato. Appena approdata alla casa di riposo, anche lei ci sembra decisamente svalvolata: scambia Helmut per suo marito Karl Heinz, morto da tempo, per poi riacquistare improvvisamente lucidità e riprendere lo stile che aveva caratterizzato la sua vita; si comporta in maniera non priva di stranezze, coltiva piante di cannabis di cui fa largo uso, possiede scheletri e strumenti di lavoro che conserva gelosamente nel suo nuovo appartamento.

L’occasione per il ritorno di Helmut all’azione viene data dall’uccisione di Selma, la simpatica aiuto cuoca con cui il nostro protagonista aveva un rapporto particolare. È lui stesso a dichiarare che è Selma la sua luce in quel deserto che ora chiama vita. A lei non importa l’età e di tanto in tanto condivide con lui una sigaretta nel parco. Purtroppo, qualcuno l’ha uccisa ed Helmut è pronto a mettersi in gioco per scoprire l’assassino. Il nuovo commissario è ora Weidmann di cui il nostro ha pochissima stima.

Così, in collaborazione con la dottoressa Böttcher e il supporto, non richiesto, di Jutta che si vanta di possedere facoltà extra sensoriali, Helmut ritorna in pista. Ovviamente le indagini ufficiali che vengono svolte non gli appaiono adeguate. L’omicidio di Selma verrà attribuito di volta in volta a responsabili diversi, finché il vero colpevole, che non ci saremmo mai immaginati, non verrà svelato dalla persona che…non ci saremmo mai immaginati.

Michela Vittorio

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