La fila alle poste – Chiara Valerio



Chiara Valerio
La fila alle poste
Sellerio
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“La fila alle poste” di Chiara Valerio (Sellerio) è un romanzo giallo sui generis. Non è, infatti, un poliziesco classico con ritrovamento di cadavere, indagini, ufficiali e/o amatoriali, indizi, false piste e focus sulla trama. Qui il mistero si annida, più che su una morte che suscita interrogativi, sul progressivo svelamento di emozioni ignote e spesso indicibili, riportate alla luce da “Chi dice e chi tace”, primo tassello di un’indagine a più lunga gittata che tratta un tema straordinariamente complesso e umano.

Protagonista e perno della narrazione è Lea Russo, avvocata che in questo nuovo romanzo della serie, iniziata con la morte della carismatica Vittoria, ci riporta nel microcosmo umano di Scauri, tra Roma e Napoli. 

È fine novembre degli Anni Novanta, le spiagge sono deserte, le vongole scompaiono misteriosamente e una bambina, Agata, viene trovata uccisa. Lea difende la madre, ma non si rivela un compito facile. Perché la trama gialla riporta contemporaneamente questa avvocata dal temperamento ferreo all’enigma dell’amore, spingendola oltre i luoghi comuni e l’affetto che la lega al marito professore e alle figlie. 

Il dilemma di Lea si condensa in questa frase: Continuavo a voler bene a Luigi, ad amarlo, stimarlo, a ridere con lui, ma desideravo qualcosa che non sapevo come chiamare. Era infedeltà o solo vita?

Non c’è dubbio che Vittoria, morta tre anni prima, abbia scardinato molte certezze in Lea, rianimandone l’istinto sopito. Lo dimostra la narrazione ondivaga tra il caso, la famiglia, i mormorii di paese e il desiderio a cui l’avvocata non sa dare un nome, ma che spinge il suo corpo oltre limiti che non avrebbe mai pensato di superare. 

Il tono non è noir. La narrazione anima, invece, un treno di parole dense di vita quotidiana, umanità e spunti su cui riflettere, da narrativa contemporanea. La scrittura incide la realtà, sferza il dato per scontato, è lucida, carnale, dice e lascia intuire, indaga sui moti fisici e sull’identità di genere, sull’essere maschi e sull’essere femmine. Dimostra quanto sia arduo appartenere all’uno o all’altro campo senza tirare in ballo gli stereotipi.

Leggere “La fila alle poste” di Chiara Valerio significa tuffarsi in un mondo narrativo che la scrittrice conosce talmente bene da permettersi di infilare e sfilare personaggi e situazioni dalla trama creando un ordito dal disegno imprevedibile, proprio come la vita. Il ritmo, privato di ogni orpello sia nei dialoghi veloci, sia nel dipanarsi della trama, coinvolge e fa germogliare idee, ricordi, sole, ginocchia sbucciate, risa, consuetudini che uniscono e dividono le generazioni. 

Nonostante fosse novembre, i ragni tessevano la loro tela tra le pale dei fichi d’India.

Non si può restare indifferenti alle vibrazioni che emana questo romanzo, a partire dall’incipit. Non solo per la tragedia da svelare legata alla morte di Agatha, ma per il respiro più ampio che si percepisce nel giallo, nero, colorato universo in cui vive Lea e che, dalla morte di Vittoria, si dimostra cangiante al punto da far tremare ogni affetto consolidato, illusione e financo i sogni. 

Tanto ci si abitua all’andamento della scrittura di Chiara Valerio e alla sua capacità naturalmente evocativa, quanto dispiace quando il romanzo si avvia verso la sua conclusione. Perché in numerose frasi si nasconde una fine e un nuovo inizio, da assaporare. E nel mondo narrativo di Lea Russo, risiedono risposte a domande che spesso non osiamo porci. Ecco, forse, il vero giallo possiamo godercelo a partire da qui.

(…) Compivo quarantatré anni e, nonostante le foto, sempre e comunque uguali, la Saint Honoré al centro dell’inquadratura, Silvia e Giulia a destra, Luigi a sinistra con un braccio allungato intorno alle mie spalle, sarei stata costretta a dirmi che il tempo scorreva perché persone che c’erano state non c’erano più. Come Agatha Palmieri, che c’era stata e non c’era più. Come Vittoria, che c’era stata e da tre anni, dal mio quarantesimo compleanno, non c’era più.


Monica Sommacampagna

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