Intervista a Nerea Riesco

Un mistero custodito da secoli nella torre della Giralda di Siviglia, se svelato, potrebbe cambiare le sorti della città e il destino di un popolo. È il 1755 e il giorno di Ognissanti, un violento terremoto riporta alla luce, dentro la cattedrale, una pietra che raffigura due re che giocano a scacchi e un’incisione. Forse è il primo indizio per scoprire le regole del gioco risalente al 1248, quando il re Ferdinando fronteggiò Axataf, sovrano musulmano che governava la città fino all’arrivo dei cristiani.

Trovare i documenti che attestano le regole del gioco, dopo cinquecento anni dalla presa cattolica di Siviglia, è la missione di Leòn de Montenegro, membro dell’ordine cavalleresco religioso degli Ospedalieri. Risolvere quel mistero potrebbe sconvolgere Siviglia e i suoi abitanti. La ricerca di Leòn, si intreccia con la storia della stamperia di doña Julia, sua futura sposa, e coinvolge i loro discendenti. Nel plot del giallo storico della scrittrice spagnola Nerea Riesco si inseriscono, in un intreccio narrativo che ricorda e ricalca le mosse degli scacchi, amore, morte, tradimento, passione, dolore. I suoi personaggi sono pedine di un’enorme scacchiera che agiscono e scelgono sfidando la storia. Già autrice del romanzo La ragazza e l’inquisitore, tradotto con successo in Italia e all’estero, Nerea Riesco con All’ombra della cattedrale celebra, con uno stile incalzante e un intreccio avvincente, una città splendida e al tempo stesso misteriosa come Siviglia, alternando suspense a documentazione storica.

 Com’è nata l’idea del romanzo e l’intreccio giallo-storico?

Ho avuto una prima idea sul romanzo e subito ne sono seguite molte altre. È stato come se le idee mi si proponessero una dopo l’altra e poi sono incappata nei documenti del terremoto del 1755. Ho cominciato a raccogliere informazioni, notizie, ed ho arricchito la mia documentazione. Dopo un anno in termini di lavoro di ricerca ho cominciato ad avere il telaio su cui imbastire l’opera letteraria.

Siviglia, la città dominata dalla civiltà musulmana e cristiana è il luogo della ricerca delle misteriose regole del gioco, dell’indagine senza esclusione di colpi che coinvolge tutti i personaggi del romanzo. Dal terremoto alla peste gialla, Siviglia è mirabilmente descritta dalla scrittrice e assume le caratteristiche e le peculiarità di un personaggio.

Si può considerare Siviglia la vera protagonista di “All’ombra della cattedrale?”

La città di Siviglia è misteriosa e suggestiva ed è facile trovare il bandolo della matassa per raccontare una storia come quella del mio romanzo. Siviglia è uno dei protagonisti del romanzo. All’improvviso la città comincia ad assumere l’aspetto di una scacchiera e i personaggi si muovono al suo interno.

Le donne, dalla nobile doña Julia alla domestica di colore mamma Lula, hanno un ruolo predominante nello svolgimento della trama. Doña Julia è una donna emancipata che gestisce la tipografia dopo la morte del marito, trasgredisce le regole e si lascia trasportare dalle emozioni e dai sentimenti scegliendo di sposare un uomo più giovane e dal passato misterioso.

Le donne del suo romanzo sono moderne e attuali, è così?

Tutti i miei personaggi femminili sono verosimili e credo che ricalchino bene i personaggi femminili della seconda metà del XVIII secolo ma sono altrettanto moderni. Quello di doña Julia è un personaggio reale, è esistita davvero una donna che gestiva da sola una tipografia. Mi piace riscattare dall’oblio questi personaggi dimenticati, così come ho fatto con mamma Lula che rappresenta la condizione degli schiavi di colore a quel tempo”.

Nel romanzo si susseguono tragiche morti e grandi amore, ma dall’inizio alla fine è l’amore ad avere la meglio.

Sì. Credo che All’ombra della cattedrale sia una grande storia d’amore, non solo amore romantico, passionale, amore che si trasforma in odio o vendetta, ma anche amore verso persone con cui non abbiamo legami di sangue che amiamo incondizionatamente e per sempre. Nel romanzo c’è anche l’amore per le altre culture, insomma è un romanzo che ingloba tutte le grandi forme d’amore”.

cristina marra

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