L’ho incontrato a Piacenza, Piacenza Blues, maggio 2009, Festival di musica e scrittura. Il programma diceva: Ildefonso Falcones, prendendo spunto da La cattedrale del mare, parlerà del romanzo storico insieme a Patrizia Debicke van der Noot.
Lo abbiamo fatto, anticipando anche l’uscita di La mano di Fatima, il suo secondo atteso romanzo.
Ho conosciuto un uomo intelligente, aperto che coniuga la passione per la scrittura con il successo, facendola convivere con una brillante carriera di avvocato e i legami di marito e padre.
Il nostro appuntamento è martedì 17, a colazione.
Ildefonso mi accoglie, abbracciandomi calorosamente con cavalleria da hidalgo.
Mentre ci spostiamo al ristorante, il tempo è limitato e l’intervista si farà a tavola, gli chiedo della famiglia.
Dichiara: “Mia moglie è straordinaria e i ragazzi (quattro, dai sei ai quattordici anni) si impongono vigorosamente… Ma dedico loro tutto il tempo che riesco a strappare al lavoro”.
Sediamo, Falcones ama mangiare e bere bene, ma studia la lista, moderandosi con puntiglio e io comincio: i cavalli ci accompagnano, anzi diventano quasi dei personaggi dopo il primo terzo del libro.
Importanti sì, personaggi forse è eccessivo. E prima dei cavalli i muli, la mula, la Vecchia…
Che salva il duca spagnolo, d’accordo ma il rapporto del protagonista con Azirat è un rapporto speciale, quasi simbiotico…
Azirat certo. Il cavallo rosso. Hernando gli da il nome del ponte dell’incontro ideale tra terra e il cielo, solo i buoni potranno andare oltre…
Ma poi troviamo Volador, Estudiante.
Quanto contano i cavalli nella tua vita?
Molto. Estudiante è stato il primo cavallo che ho montato agli ostacoli a otto anni. Volador un altro cavallo che ho amato molto. La passione per l’equitazione è stato una degli elementi trainanti di questo libro. Adoro i cavalli e cerco di montare ogni giorno.
Dove?
A Barcellona tengo il mio cavallo in un club ippico in città.
La tua biografia racconta che vivi a Barcellona. Dove?
In centro, assolutamente in centro, ma nella parte più moderna del centro costruita quando la città ha cessato la sua funzione di piazzaforte difensiva. Più conosciuta come la zona legata alle meraviglie architettoniche di Gaudì.
E il tuo rifugio per scrivere?
Nessun rifugio, la stanza dove scrivo è invasa da libri, disegni e giochi. I ragazzi hanno appena messo le mani sul mio computer mandandolo in tilt. E nel salotto accanto la televisione va al massimo. Se voglio lavorare sono costretto a tenere la cuffia in testa…
Quanto ti somiglia Hernando uomo forte, determinato che ama la famiglia, la natura…lo studioso innamorato dei libri?
Un lato autobiografico? Non direi. È normale attribuire qualcosa di sé ai propri personaggi. Ma ho dato a Hernando un carattere, una generosità, che sono il suo carattere e la sua generosità. Certo mi piacerebbe essere come lui con il suo idealismo, il suo battersi per il bene comune, poi ride e dichiara francamente: ma non so….
Una serena sessualità emerge nella storia. Perché certe religioni in passato ma ancora oggi non riconoscono l’importanza della sessualità nell’amore?
Perché le religioni, e la cattolica in particolare, contemplando il sesso solo all’interno del matrimonio non accettano che un rapporto di amore possa essere migliorato dalla sessualità ma temono che incoraggi la gente a uscire dai binari consentiti. Oggi poi, per i cattolici, si arriva all’assurdo teorema della chiesa che i divorziati possono convivere con un’altra persona, ma senza avere rapporti e se li hanno non possono avvicinarsi ai sacramenti. Ma dobbiamo pensare che nel 1500 i sacerdoti cattolici consideravano normale abusare delle loro parrocchiane e tra loro ci fu quasi una rivoluzione contro il Concilio di Trento che voleva impedirlo. Fu allora che entrarono in uso i confessionali con la grata per impedire il contatto diretto tra le donne e i religiosi.
Ambientare il romanzo nelle città culla della grande civiltà araba in Spagna riporta di attualità la definitiva cacciata del moriscos del 1609. Quattrocento anni fa! Anniversario che pesa come un macigno. L’inquisizione e le gerarchie cattoliche orchestrarono la cacciata in massa dei moriscos. Perché? Cosa temevano? C’erano motivi anche economici?
Perché il 1500 è il secolo dell’intolleranza, delle guerre di religione. Gli spagnoli, che combattevano crociate ovunque in Europa contro i protestanti e in Africa e Asia contro i Turchi, non potevano accettare una comunità di spagnoli musulmani. Temevano possibili alleanze con Francia, Inghilterra. E, certo, anche motivi economici. Filippo III concesse ai nobili tutti i beni sottratti ai moriscos che venivano espulsi dalla Spagna.
Ildefonso Falcones adora il formaggio. Lo ordina al posto del dessert e confida: “Mia moglie non ne mangia, non tollera il latte, ma sceglie e compra i migliori formaggi per me e io cerco di farli apprezzare ai bambini”.
Prendo un pezzo di pecorino e chiedo:
In La mano di Fatima Hernando Ruitz è un eroe positivo negativo che, costretto ad agire nell’ombra, nel tentativo di far convivere pacificamente le due religioni fingerà, mentirà spergiurando. Fatima la prima moglie, con amore e infinità generosità e la dolce Rafaela la cristiana, l’ultima, sapranno intuire la sua grandezza. Perché Aisha sua madre, la piccola morisca violentata, sposa infelice, madre torturata, che crede di aver agito per il bene del figlio, non vuole o non riesce a comprenderlo?
Perché Aisha incarna la tipica moglie musulmana di quell’epoca, succube, incapace persino di pensare. Dominata dall’eccessivo amore, dall’adorazione cieca per il figlio. Vorrebbe imporre solo le sue idee, le sue regole senza tentare di comprendere le sue scelte. È un rapporto che ritroviamo spesso anche ai nostri giorni. Eccesso di amore che porta alla prevaricazione.
Perché Hernando sceglie di restare in Spagna con Rafaela e i loro figli?
I due amori di Hernando sono Fatima e Rafaela. Fatima gli chiederà di lasciare la Spagna, di seguirla. Ma lui resterà per amore di Rafaela e dei loro figli frutto di un matrimonio misto, ma anche per necessità narrativa. Hernando è il Nazareno che ha speso decenni nel tentativo di avvicinare le due religioni la musulmana e la cattolica. Partire sarebbe rinnegare tutto ciò che ha fatto. Solo restando in Spagna potrà continuare su quella strada…
Immagino sia per questo che alla fine lasci il lettore alla speranza. Cosa hai visto nel futuro dei figli di Hernando e Rafaela
Mesi fa su un quotidiano è comparsa una vignetta che mostrava gli archi all’interno della Moschea di Cordova, trasformata in cattedrale dai cattolici nel XVI secolo, con un musulmano, riconoscibile dal copricapo, che pregava, ma accanto si leggeva un cartello: Ai musulmani è proibito pregare nella moschea……
Io credo che i figli di Hernando siano quelli che oggi pregano nella Mesquita di Cordoba un Dio che forse non è il cattolico.