Il presidente è scomparso
Cosa succede quando uno dei più importanti presidenti della storia degli Stati Uniti incontra un genio del thriller di stampo americano? Succede che Longanesi pubblica in Italia “Il presidente è scomparso”, un romanzo ad alto tasso di azione con frequenti insight sul funzionamento delle stanze del potere situate al civico 1600 di Pennsylvania Ave. Ed è ovviamente proprio questo il valore aggiunto di un titolo del genere: capire le dinamiche che muovono l’esistenza dell’uomo più potente del mondo, pro tempore, grazie alle rivelazioni fornite dal veterano Bill Clinton.
Il deep state, con tutti i bizantinismi e le commissioni dove i poteri del leviatano statale s’incontrano e scontrano, diventa esso stesso protagonista del romanzo, al pari di Jonathan Lincoln Duncan, ossia il presidente scomparso. L’inquilino della Casa Bianca si trova ad affrontare la crisi peggiore da quando ha giurato di servire la Costituzione del 1789: è letteralmente sotto assedio.
Bersagliato da informazioni che arrivano da ogni angolo del globo e a contatto con uomini politici di schieramenti diversi sempre pronti a mentire o dissimulare, Duncan vede incombere una procedura di impeachment dalla quale uscirà indubbiamente condannato. Ma la realtà peggiore è data dalla sua impossibilità di rispondere alle domande di una Commissione parlamentare intenzionata a portare avanti il procedimento a qualunque costo: non importa il passato da veterano di guerra del presidente né le altissime ragioni di sicurezza nazionale che egli invoca quale ragione per il suo silenzio.
Gli Stati Uniti hanno di fronte a una minaccia alla loro stessa esistenza: un attacco informatico in grado di trasformarli in pochi secondi nel più grande paese del Terzo Mondo. Ma cosa rischiano realmente gli americani e chi c’è dietro all’attacco? È il sedicente gruppo terroristico dei Figli della Jihad o qualcuno di molto più grande? Le risposte arrivano rapidamente, seguendo uno scorrere febbrile delle pagine caratterizzato da colpi di scena, mirini laser puntati sulla testa dei personaggi e scene d’azione spettacolari come nella più classica scuola Made In U.S.A, ma anche da momenti di analisi sulle profonde sperequazioni presenti nella società a stelle strisce e richiami alla speranza in un domani migliore, elemento distintivo della presunta Terra delle opportunità.
Il presidente è scomparso
Thomas Melis