Il ponte aereo su Berlino – Harald Gilbers



Harald Gilbers
Il ponte aereo su Berlino
Emons
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Berlino 1948, la capitale della Germania stà vivendo un periodo di profonda trasformazione, la città è semidistrutta dai bombardamenti e dalle battaglie della recente seconda guerra mondiale, la popolazione rimasta vive in uno stato di povertà estrema, il mercato nero la fa da padrone e come se non bastasse la metropoli che fu del fuhrer è divisa in quattro settori.

Il settore americano, inglese e francese formano quella che diverrà Berlino Ovest, mentre il settore sovietico va formando quella che sarà Berlino Est, la futura capitale della nascente Repubblica Democratica tedesca.

La demarcazione profonda che subirà negli anni a venire qui è solo in fase embrionale ma già si cominciano a creare i primi conflitti d’interessi e le spaccature fra Est ed Ovest.

In questo contesto così delineato agisce e lavora come commissario di polizia Richard Oppenheimer, astuto e cauto poliziotto che dopo la bolgia della guerra prosegue il suo lavoro sempre alle prese con fatti di cronaca nera.

Berlino infatti è scossa da una serie di ritrovamenti macabri di resti umani, gambe mozzate che affiorano dai fiumi, interiora che cadono dai ponti sulle chiatte sottostanti e sparizioni di uomini senza motivo.

Inizialmente gli organi d’investigazione brancolano nel buio e non riescono a fare luce sui fatti.

Nel frattempo la città è sempre più preda della divisione in atto, il settore sovietico ad est comandato dall’armata rossa è deciso ad agire di testa sua ed a chiudere gli accessi agli occidentali, la parte ovest di Berlino è sempre più stretta in una morsa comunista e per sfamare le persone ridotte in miseria vengono lanciati con gli aerei rifornimenti per la popolazione, anche a livello monetario si registra un cambiamento, l’est e l’ovest coniano infatti due tipi diversi di banconote con regimi di cambio inizialmente assurdi.

I berlinesi sono allo sbando e nonostante si possano ancora spostare liberamente vivono nella costante mancanza di certezze.

Anche la polizia finisce in questa morsa e vengono creati due diversi distretti, Oppenheimer dopo essere stato licenziato ad Est viene assunto dalla neonata polizia di Berlino Ovest; in tutta questa confusione continua ad agire indisturbato l’assassino che continua a mietere vittime e atrocità. 

Il commissario Oppenheimer si avvale di ottimi collaboratori, uno fra questi il giornalista investigativo Rensch, e continua il suo lavoro barcamenandosi fra i settori, anche l’omicida però è astuto e sfugge a tutti i controlli; soltanto la richiesta di Oppenheimer di unire le forze fra la polizia dell’est e quella dell’ovest porterà i frutti sperati, non senza problemi però.

In fin dei conti nel mio immaginario personale la Berlino del 1948 l’ho sempre pensata così, nel romanzo di Harald Gilbers vi si aggira però un oscuro serial killer che va immediatamente fermato costi quel che costi, e l’unione delle forze spesso porta al compimento di risultati che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere.

Bravissimo lo scrittore tedesco nel ricreare ancora una volta lo scenario storico e l’atmosfera perfetta di Berlino per proseguire le vicende di Richard Oppenheimer, commissario di polizia che fa incetta di surrogato di caffè e che nonostante le difficoltà non abbandona la sua città.

Gianmarco Andreuccetti

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