Il pappagallo muto – Maurizio de Giovanni



Maurizio de Giovanni
Il pappagallo muto
Rizzoli
Compralo su Compralo su Amazon

Dopo due anni, e con la serie TV in arrivo su Netflix, Sara Morozzi torna tra noi. Non può immaginare che, mai come stavolta, il pericolo sia così vicino. Un pericolo silenzioso, strisciante ma rapido, pronto a colpire fulmineo come un cobra. Non resta che nascondersi, sparire, individuare la fonte dell’attacco e trovare il modo per difendersi.

Una telefonata, un’ombra dal passato, una proposta sconcertante che cambia tutto all’improvviso: Sara è di nuovo in gioco.

L’appuntamento è fissato. Orario e indirizzo sono precisi. Come da istruzioni, si accomoda a un tavolo vicino alla vetrata di una saletta in un bar, nei pressi del capolinea degli autobus, nella grande piazza della stazione ferroviaria. Lì la raggiungono due donne: Teresa, detta Bionda, e Bianco. Diversissime tra loro: Teresa, misurata ed elegante nella sua scelta di semplicità, è tornata — dopo la tragedia di due anni prima — alla guida della loro vecchia unità napoletana. Bianco, invece, si presenta con jeans sdruciti, occhiali da vista e i capelli rossi spettinati che spuntano dal cappello con la visiera: sembra una liceale, un po’ strafottente e molto sicura di sé.

Nel loro mestiere molte cose sono cambiate, troppe forse. Ma alcune restano ancora al di là della portata della tecnologia. Ed è per questo che serve Sara: minuta, con i capelli grigi, abiti semplici, scarpe basse e comode. Esteticamente anonima, quasi invisibile. Da tempo in pensione, è ancora chiamata “la Mora”, e continua a combattere la solitudine dopo la scomparsa del compagno e capo, Massimiliano Tamburi. Per sentirsi viva, si è reinventata quasi nonna a tempo pieno.

Eppure conserva intatte le sue doti straordinarie: la capacità di leggere la verità sui volti, di cogliere segnali corporei impercettibili, di decifrare labbra, mani, sguardi e dettagli che sfuggono agli altri.

Ed è proprio lei, con le sue abilità troppo a lungo rimaste in standby, a essere chiamata per un’indagine fuori dal comune. Bisogna scoprire come e perché alcuni famosissimi esponenti della finanza mondiale — italiani e stranieri — si incontrano e cosa si dicono durante un meeting riservato nella veranda di un hotel di lusso. Il loro sofisticatissimo sistema di sicurezza ha eretto una barriera impenetrabile persino per i migliori dispositivi di sorveglianza digitale dei Servizi.

Serve un’intercettazione personale, vecchia maniera. E Sara accetta, dopo un iniziale rifiuto, a patto di essere affiancata da qualcuno di sua completa fiducia: Andrea Catapano.

Così, il giorno dell’incontro, nella veranda dell’hotel, due anziani — Sara Morozzi e Andrea Catapano — celebrano un finto anniversario di matrimonio. Chi mai sospetterebbe che siano stati, per anni, i migliori agenti?

Il futuro della tecnologia ha davvero cancellato le capacità umane del passato? Le ha superate senza possibilità di ritorno? O forse, in un mondo dominato da intercettazioni satellitari, software avveniristici, microspie invisibili e telecamere inserite negli occhiali, per andare oltre tutto questo c’è ancora bisogno di due vecchi agenti, esperti nell’analisi del comportamento e capaci di cogliere sussurri a distanza? Occhi, istinto, esperienza: proprio come un tempo. Solo chi sa muoversi senza lasciare tracce può ancora fare la differenza.

Ma questa missione potrebbe travolgerli, risucchiandoli in qualcosa di terribile. Qualcosa legato a un passato che credevano sepolto e che invece è pronto a riemergere come il peggiore degli incubi. Non saranno solo le loro doti straordinarie a essere messe alla prova, ma anche i ricordi, metabolizzati o inconsapevoli, mentre sembra quasi che vivi e morti si scambino sguardi e impressioni da un tempo lontano, riapparso d’improvviso.

Un’altra spy story, certo, ma con un nemico invisibile e ignobile: la brama incontrollabile di ricchezza e potere, nascosta dietro affari criminali e corruzione. Un romanzo che spiazza, che fa pochi sconti, e concede solo qualche sorriso, piccolo, fugace: un grande romanzo.

Perché “spiazza”? Perché Il pappagallo muto, dall’inizio alla fine, declina con forza il vero significato dell’amicizia, che si fa pian piano protagonista assoluta. Strano, direte, in una spy story? Eppure, è proprio l’amicizia il fil rouge che guida Sara e Andrea attraverso un intrigo dalle dimensioni inconcepibili: un miscuglio di affari maledetti, ordito da una spietata organizzazione criminale infiltrata fin dentro i Servizi.

L’incarico è pericoloso, sembra volerli intrappolare in una rete più grande di loro. Ma per fortuna, Sara non è sola. Ha trovato la forza di accettare l’amore di un bambino, di abbracciare una nuova speranza. E accanto a lei ci sono Teresa, l’affidabile ispettore Davide Pardo con il suo enorme Bovaro del Bernese Boris, e Viola, la compagna di suo figlio, che l’ha resa nonna e che veglia sul suo destino incerto — e su quello di Andrea — in un’indagine che svela, svolta dopo svolta, un intricato groviglio di interessi segreti.

Una storia, ma anche un viaggio interiore. Sara ripercorre la sua vita, ne ricompone il mosaico e, forse, immagina un futuro.

E il titolo? Il pappagallo muto? Beh, c’è una vecchia barzelletta che fa da filo conduttore alla vicenda. Comincia così: un ricco signore entra in un negozio di animali per comprare un pappagallo, possibilmente parlante. Il commesso lo accoglie con un bel sorriso e lo accompagna davanti alla grande voliera dove vivono questi magnifici uccelli colorati…

Ma ora basta. Dovete leggere.

Patrizia Debicke

Potrebbero interessarti anche...