La famiglia di Millicent, lei, suo marito, i due figli poco più che bambini Rory e Jenna, è l’esempio del politically correct: a tavola tutti insieme per colazione e cena, ovviamente senza cellulari, attività fisica tutti i giorni, cibo biologico, bandito ogni genere di zuccheri e di alcolici, e per finire in bellezza “serata cinema” (in casa e democraticamente scelto) un giorno alla settimana. Da un simile stile di vita non possono che generarsi genitori perfetti e figli perfettissimi, peccato che Rory ricatti il padre, Jenna dorma con un coltello sotto il cuscino e i due bravi genitori abbiano come hobby l’omicidio di giovani donne, per eccitare una vita matrimoniale eccessivamente ligia e alla lunga assai noiosa.
Il romanzo della Downing dalla sinossi potrebbe sembrare una dark comedy, in realtà è assai lontano dalle deliziose vecchiette omicide di Arsenico e vecchi merletti, ma è invece un ritratto al vetriolo di una middle class americana che nasconde, dietro l’ ipocrisia dell’ambientalismo, della pedagogia democratica e del mito della famiglia, un’ambizione sviscerata per il successo e per il denaro, e il sadismo sessuale. Con penna leggera, la Downing infrange i miti di una società statica, ancorata all’apparenza e alla tradizione, mostrandone la vacuità e l’immoralità: tutti sono impostori in questo libro, con sé stessi o con gli altri, a partire dai genitori del protagonista, che hanno finto di essere benestanti quando erano invece pieni di debiti, e affettuosi genitori quando in realtà erano due individui egoisti e anaffettivi. Il tema che ritorna in buona parte dei personaggi è la frustrazione del non potersi permettere la ricchezza e il lusso, a cui ambiscono come fine ultimo dell’esistenza. Ė facile intravedere dietro la finzione del romanzo la tragedia di una società, come quella americana, che non ha ancora saputo crearsi gli anticorpi per affrontare l’invasività dei social nel nostro quotidiano e la loro interferenza massiccia nei rapporti personali, specie quelli familiari. O l’accusa dell’ aggressività, per non dire la ferocia, di un’economia che costringe a identificarsi con ciò che si ha, incitando a una lotta darwiniana per dimostrare di contare qualcosa, di essere qualcuno che emerga da una folla di comprimari e comparse. L’autrice irride così il mito del salutismo, dell’esasperata efficienza fisica, perfino della democrazia, quando essa nasconde l’ipocrisia e l’arroganza.
Millicent è un personaggio apparentemente tridimensionale, una moglie sempre sexy, un’oculata immobiliarista, una madre attenta e premurosa, toccherà al lettore entrare negli abissi di quella che ci hanno spinto a chiamare perfezione.
Samantha Downing – Il matrimonio dei segreti
Donatella Brusati