Un romanzo ispirato a una vera storia su quella che fu la tragica realtà dei campi di sterminio, ispirato alla storia di un professore ebreo nella quale , Andrea Frediani si è imbattuto qualche tempo fa. A quella di Bruno Schulz (Drohobyč, 12 luglio 1892 – Drohobyč, 19 novembre 1942) scrittore e pittore polacco nonché critico letterario e insegnante di disegno. Nato da una famiglia di ebrei della Galizia orientale – allora parte dell’Impero austro-ungarico, poi della Polonia, oggi Ucraina – Schulz è considerato un grande scrittore polacco del XX secolo; nel 1938 fu insignito del Premio dell’Accademia Polacca di Letteratura. Diversi dei suoi scritti andarono persi durante l’Olocausto come i racconti dei primi anni quaranta e il suo romanzo incompiuto Il Messia. Quando nella sua città natale arrivarono i tedeschi, Bruno Schulz,pur confinato nel ghetto, trovò una specie di mecenate nel Maresciallo Maggiore delle SS Felix Landau che gli dette l’incarico di affrescare con temi fiabeschi la sua residenza e gli uffici locali della Gestapo ma anche di catalogare i 100.000 libri che le truppe di occupazioni avevano raccolto in città e ammassato in una casa di riposo. Ma Landau pur essendo una persona di una certa cultura era anche un maniaco cecchino che si divertiva a sparare agli ebrei che passavano per strada. E un suo rivale e concorrente, il sergente maggiore delle SS Carl Gunther, approfittando della sua assenza rintracciò Schultz e l’uccise pare per vendetta durante una azione punitiva contro gli ebrei. Nel suo romanzo Frediani ha scelto di spostare l’azione da Drohobyč, Galizia Orientale 1941/42 ad Auschwitz-Birkenau sempre Polonia ma più a Occidente e nel 1944. Il professore ebreo, Isaia Maylaender, è un uomo elegante, bello e intelligente, troppo intelligente per il luogo dove sarà destinato: Auschwitz. Tornato da sei anni in Ungheria da Fiume dove insegnava, parte da Budapest, forse l’unica città ancora relativamente sicura, per andare lui, figlio unico, a festeggiare le nozze d’oro dei genitori. E là si troverà nel posto sbagliato nel momento più sbagliato. Catturato e caricato, come loro trattato una bestia con altre bestie, su uno di quelli che sono stati definiti dalla storia treni della morte, potrà restare con il padre e la madre per poco, perché subito e inesorabilmente verrà separato da loro all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau. Isaia Maylaender è un uomo brillante, abituato al benessere, alle comodità, stenta a sopportare la continua, disumana e spietata realtà della vita nel lager. Giorno dopo giorno, la costante lotta per la sopravvivenza in condizioni degradanti lo sta spingendo sull’orlo dell’abisso. E tuttavia quando ormai tutto sembra perduto, una proposta inaspettata ma che potrebbe salvargli la vita, riaccende in lui la speranza: Hillgruber, un ufficiale delle SS, gli affida il compito di catalogare migliaia su migliaia di libri requisiti nel ghetto di Cracovia e di organizzarli in una biblioteca destinata ai soldati nazisti. L’iniziativa riempie di entusiasmo il professore che si illude, grazie ai libri, di istruire e rendere più umane le SS. Mentre Maylaender si getta a capofitto in quella che diventa la sua ideale missione, Hillgruber gli affida altri due compiti: diventare precettore del figlio bambino e redigere le sue memorie di guerra. Ma qui le convinzioni di Isaia Maylaender si frantumeranno inesorabilmente ponendolo di fronte a un bivio perché i suoi incarichi, che si rivelano molto più pericolosi di quanto avrebbe mai potuto immaginare, lo metteranno a confronto con la bella moglie dell’ufficiale inquieta, insoddisfatta e imprudente, e un amico rivale dell’Hauptsturmführer Hillgruber crudele e vendicativo, molto vendicativo. Ignaro dell’inesorabile avanzata dei sovietici, ormai sempre più vicini ad Auschwitz, il professore stretto nella inesorabile morsa dell’inferno del lager dovrà guardarsi dalle tante insidie che si celano dietro ognuna delle sue responsabilità. In tempi difficili e complicati come quelli attuali, in cui talvolta capita addirittura che si neghi persino l’esistenza della Shoah e chi l’ha dovuta subire rischia di diventare vittima di vergognosi attacchi che offendono la civiltà, un altro romanzo che parli di Auschwitz e di quella immane tragedia che fu l’Olocausto è da salutare con favore, soprattutto se l’autore è uno storico reputato come, Andrea Frediani, consulente scientifico della rivista «Focus Wars», autore di saggi ma ben noto al grande pubblico anche come romanziere. Un romanzo, Il bibliotecario di Auschvitz, che riesce a mischiare abilmente realtà storica a colpi di scena. Ma e soprattutto un testo in cui si evidenzia il valore dei libri e della cultura, irrinunciabili pilastri in un mondo brutale e difficile che non è soltanto quello che fu ai tempi della seconda guerra mondiale. Il tutto, attraverso una colta narrazione in prima persona con una voce che ti accompagna dalla prima all’ultima pagina. La voce e la testimonianza di un uomo che si confessa senza falsi pudori e descrive le angoscianti vicende del suo drammatico calvario sotto forma di diario. Una dolorosa storia che all’improvviso e solo verso fine – quando la partecipazione in diretta alla storia vista attraverso gli occhi e la mente del protagonista è totale e si trasforma in una tragica Odissea di morte – cambia registro, la tensione del romanzo sale e pagina dopo pagina lo trasforma in un appassionante thriller.
Il bibliotecario di Auschwitz – Andrea Frediani
Patrizia Debicke