Sergio Alan Altieri torna con il suo Hellgate, consueto e deflagrante attacco alle convenzioni che ci offre la sua personale anticamera dell’apocalisse, splancandoci il “suo” cancello verso l’inferno.
Presi nel vortice del diabolico carosello, dobbiamo afferrarci ben stretti alla maschia schiena del prode eroe, Andrea Calarno, il nostro Virgilio che ci accompagna per 6 racconti o meglio gironi.
Un personaggio scomodo, filo conduttore ma anche spalla o artefice di una giustizia fuori dai binari.
Ci addentriamo nel primo girone a incontrare la sadica e conturbante conduttrice televisiva Deborah Augusta Scheneider nome che ci sprofonda in lugubri fantasie hitleriane. Figura crudele che esplode demoniaca nelle pagine di 357 Hydra Shack con la sua seduzione della spettacolaritŕ a tutti costi, emblematica dell’arrivismo senza freni.
J, il secondo racconto o girone ci annichilisce quasi. Una lotta impari e impotente contro la follia incontrastata e coperta criminalmente da impeccabili difensori in toga che provoca una strage.
Per un attimo in quest’orgia di morte ho la sensazione che l’autore, prendendosi gioco di me, stia spiando dal buco della serratura per vedere se vado avanti. Ma io insisto e mi addentro impavida nel terzo racconto o girone Medicina nera. Il noir alla Scerbanenco, ma ispessito dall’intervento del nostro mattatore accompagna la mano della giustizia di un risorto dottor Lombardi.
Quarto racconto o girone: Black-cuda. Una scusa il nome di un barracuda traccia un affresco che mischia sapientemente cucina iperbolica, cattivo gusto, il potere, mafia e la mega struttura che dovrebbe unire la Trinacria al continente, trascinandoci in un balletto con carneficina e suprema punizione.
Quinto racconto o girone Metal purge. Niente č come sembra. Persone e cose che si dissolvono lasciandosi dietro solo un tribunale feroce che condanna.
Sesto e ultimo girone Tutti al rogo. Andrea Calarno č il severo braccio armato che si abbatte sulla lucida follia di demiurghi, IV Repubblika, novella inquisizione, grottesche Kattedrali alla Bosch, la mafiocrazia, mostruosa palude umane dalle quali emerge come unico fiore, il dottor Giulia Rebbi che cerca la redenzione attraverso la punizione del male. Ma invano! Alan Altieri esalta i suoi fans cullandoli nella macabra, catarsica e catastrofica sinfonia finale di un inferno senza ritorno.
E regaletevi anche questo in barba all’ottimismo.