L’appuntamento con Loriano Macchiavelli nell’ambito del Noir In festival è per martedì 14 dicembre alle ore 16.00 al Teatro Filodrammatici.
Loriano Macchiavelli presenterà 8 indagini ritrovate per Sarti Antonio, SEm Editore.
Presenta Paolo Roversi
Entrata libera fino a esaurimento posti. È consigliata la prenotazione inviando una mail a reservation@noirfest.com,
indicando nome e cognome dei partecipanti e la data e l’evento per il
quale ci si intende prenotare.
Tutti gli eventi del Noir In Festival si svolgeranno in ottemperanza delle vigenti norme sanitarie.
Sarti Antonio questo personaggio… così particolare. Quando e come nasce Sarti Antonio?
Quando: il mio questurino vede la luce (in tutti i sensi) nell’estate del 1973 in quella che a quei tempi si chiamava Costa Brava (Spagna). Esattamente a Cadaqués, nel meraviglioso parco di un Hotel a un centinaio di metri dal mare. Poco distante,. verso ovest, la baia con da un delizioso (almeno allora lo era) paesino chiamato Roses, da cui Rosas, uno dei protagonisti.
Franca aveva dimenticato a casa il suo pacco di romanzi gialli e poiché a quei tempi era difficile trovare libri italiani specie in un paesino della Costa Brava, decisi di scriverle io un romanzo giallo. Un capitolo al giorno. Franca e Sabina se ne andavano in spiaggia, io restavo nel parco dell’hotel, all’ombra dei pini marittimi, una birra sempre fresca sul tavolino, un pacco di carta e una biro. Per me che, da montanaro, amo pochissimo (anzi non lo amo proprio) il mare, è stata una delle vacanze più belle della mia vita.
Perché ha scelto di creare Antonio Sarti, anzi Sarti Antonio (in perfetto stile burocratese), sergente. Un questurino fino al midollo ai tempi in cui la polizia era ancora un corpo militare? Epperò un detective anomalo. Non uno sciupa femmine, ma un normalissimo sergente di polizia che spesso si avvale dell’intuito del geniale amico Rosas per riuscire a venire a capo dei casi che gli appioppano?
Fin dall’infanzia ho letto, fra i tanti romanzi, molta letteratura gialla, in particolare i classici americani. Arrivato sui 18 ed esauriti i classici, ho cominciato a stancarmi di leggere sempre lo stesso romanzo e gliel’ho data su. A Cadaqués si è presentata l’occasione per costruire io un personaggio e l’ho fatto come avrei voluto leggerne uno. Cioè, niente supereroe intelligentissimo, bello il giusto per farsi una quantità di donne, coltissimo, che ascolta musica classica e che da un pelo di gatto risale, per deduzione, a chi ha assassinato Giulio Cesare, come si chiamava la sorella dell’assassino e tutto il resto. Mi è venuto fuori un povero sfigato che ha bisogno di tutti per capirci qualcosa, che soffre di colite spastica di origine nervosa (come i questurini che incontravo nelle mie frequentazioni in questura) e che, non avendo un donna fissa, si innamora di (quasi) tutte quelle che incontra. Spesso restando a bocca asciutta. Insomma, uno di noi.
Cosa rappresenta l’occhialuto Rosas per Sarti?
Intanto, come ho detto, rappresenta la necessità di farsi aiutare da chi, forse, ne sa più di noi, senza per questo crearsi dei problemi. Abbiamo bisogno del prossimo, riconosciamolo e andremo verso una maggior conoscenza. Poi rappresenta molto di ciò che manca al mio questurino: cultura, senso della sintesi, predisposizione ad allargare l’orizzonte oltre il proprio naso, a guardare criticamente gli avvenimenti e le persone… Insomma, a non essere superficiale, che non è una dote comune ai supereroi ai quali ero (e ancora siamo tutti noi) abituato.
Come si rapporta Sarti Antonio con le donne?
Per la vita di Sarti Antonio le donne sono una parte importantissima. O almeno ho cercato di dare questa impressione al lettore. Il mio personaggio, per il mestiere che gli è capitato addosso casualmente, è solo e cerca di superare la solitudine affidandosi alle donne che incontra. Ma, come per la ricerca della verità, spesso ciò che appare non è. La sola certezza, per Sarti Antonio, resta un’altra solitudine: la Biondina, di professione prostituta. I tele visionari con i quali Sarti ha dovuto fare i conti nella realtà dei film, che di queste cose ci capiscono il giusto e cioè niente, hanno sostituito la Biondina con una studentessa del Dams, mandando così a puttane il mio ragionamento e il mio tentativo. Mi sono chiesto, all’epoca, che accidenti avesse in comune il Dams con la mia Biondina.
Che carriera ha fatto Sarti Antonio? Mi pare sia partito sulla carta da sergente e sullo schermo come brigadiere ma, dopo la resurrezione nella seconda serie televisiva, lo ritroviamo ormai promosso a ispettore. A conti fatti quanto lo hai fatto maturare e invecchiare nei tuoi romanzi?
Comincio dall’ultima: gli eroi non invecchiano. È invecchiato il commissario Maigret? E Marlowe, Hammer, Poirot e Marple? Sarti Antonio non invecchia. Cambia come cambiano cambiano i tempi e i luoghi. È partito da sergente, è rimasto tale e tale rimarrà fino al termine della carriera. Il grado di sergente non esiste e non né mai esistito nella realtà, ma i poveri di fantasia (l’ambiente letterario ne pullula) hanno scambiato il grado che ho dato al mio questurino per una mancanza di coerenza con la realtà. Sostengono che non conosco la prassi e la procedura giudiziario-investigativa. Come se scrivere un romanzo fosse la compilazione di un rapporto o un verbale o il resoconto di un appostamento vero e proprio. Rispondo, ma nessuno mi ascolta, che per scrivere un romanzo io cerco di dimenticare il più passibile la prassi e la procedura poiché non sono né un giornalista né un magistrato né un commissario. Sono uno scrittore e pertanto io invento. Allo scrittore è permesso tutto e di più. Per ciò scrivere romanzi e racconti è divertente. Più che leggerli.
Altri promuovano pure a ispettore o commissario o vice questore o questore il mio sfigato personaggio, come ha fatto la Tv. Per me e per i miei lettori resterà sempre e comunque Sarti Antonio, sergente. E che la prassi si dia pace.
Mi sa che ormai come longevità letteraria Sarti Antonio ha battuto Maigret. A quanti anni è arrivato? Ma quando l’hai “inventato” te l’aspettavi?
Se ho fatto bene i calcoli, Maigret ha 41 anni di vita letteraria; Sarti Antonio, sergente, ne ha 48 se consideriamo il romanzo che uscirà in febbraio del 2022.
Chi se l’aspettava? Neppure Sarti Antonio. Nel corso della vita ho imparato una cosa. So che non è molto, ma c’è pure chi non impara neppure quella. Ho imparato che gli avvenimenti che ci coinvolgono per caso sono quelli che durano più a lungo e che danno maggiori soddisfazione. A me basta. Per esempio, la collaborazione con Guccini. Nata per caso, ha prodotto romanzi interessanti e che ci hanno dato grandi soddisfazioni.
Tra i libri romanzi che lo vedono protagonista (quanti a proposito?) quale ha contato e magari conta ancora di più per te?
Non riesco ad avere preferenza. Per me i figli (o le figlie) sono tutti uguali. Quanti romanzi ho scritto? E chi lo sa. Penso piuttosto a quelli che devo ancora scrivere.
Quali, secondo te, sono state le principali caratteristiche che hanno decretato il successo del personaggio?
La risposta sarà un po’ lunga, ma vale la pena, visto che è di Oreste del Buono:
… E, invece, Loriano Macchiavelli ha fiutato altro in Bologna, e ha buttato nella mischia il suo personaggio insolito. Sissignori, perché Sarti Antonio, sergente, non è un personaggio giallo come tanti.
Non cominciate a dire che presentare un antieroe invece di un eroe al centro di un giallo o comunque di un romanzo non è più una novità da un sacco di tempo, anzi è, ormai, una banalità. Se dite questo significa che non capite: Sarti Antonio, sergente, non è un antieroe, ma è un eroe, un puro eroe, uno dei pochi eroi rinvenibili attualmente allo stato puro nell’industria culturale. Fa, infatti, il poliziotto, pur non essendo mai d’accordo con l’operato della polizia o almeno con i compiti che a lui poliziotto vengono assegnati da chi gli sta sopra, Raimondi Cesare, ispettore capo, uno che non capisce un cavolo o quasi, e il quasi, purtroppo, è l’essenziale, ovvero che ha il potere e che il potere deve comunque difendere, il potere, non la giustizia, la verità, l’umanità, il potere e stop. Sarti Antonio, sergente, a forza di prendere ordini da Raimondi Cesare, ispettore capo, a forza di lottare per contrabbandare un minimo di difesa della giustizia, della verità, dell’umanità, attraverso e nonostante l’operato della polizia di cui fa parte, è diventato colitico.
Se ben ricordo Sarti Antonio è morto e poi hai dovuto risuscitarlo a furor di popolo. Ti andrebbe di raccontarci come andò la storia?
Nella mia storia editoriale c’è stato un periodo nel quale l’editore, allora Garzanti, chiedeva solo romanzi con Sarti Antonio. I lettori mi chiedevano a quando un altro Sarti. Ho cominciato a odiare il personaggio perché ritenevo (e credo di averlo dimostrato col tempo) che avevo anche altre idee e altre storie da raccontare. Soprattutto un altro linguaggio. Così ho deciso di sopprimerlo. Ho scritto Stop per Sarti Antonio. E Sarti Antonio si è vendicato: da quando l’ho ucciso ha preso un volto e una personalità che io non gli avevo dato ed è diventato importante: È entrato nella maledetta scatola magica, nel televisore. Gianni Cavina è diventato Sarti Antonio in una ventina di film per la tv e io sono stato costretto a riportarlo in vita. Anche perché mi sono accorto, dopo qualche anno, che mi mancava. Come mancava ai lettori. È ancora in libreria e se ne frega del suo autore. Ingratitudine del personaggio.
MilanoNera ringrazia Loriano Macchiavelli per la disponibilità