Se conosceva l’uomo che l’aspettava sulla riva del fiume, sorgeva il sospetto di una relazione romantica, il che a sua volta conduceva a due potenziali indiziati: l’uomo che aveva incontrato o l’uomo che aveva sposato.
Fumo e cenere è un thriller dallo sfondo storico più che particolare perché il lettore si trova immediatamente scaraventato nel mood e nel tempo della Calcutta del 1921. È un ambiente strano quello, indescrivibile quasi a chi non lo vive, pieno di contraddizioni tra una cultura secolare e la contaminazione inevitabile dell’occupazione inglese, o meglio quello che il Regno di sua Maestà, dall’Inghilterra pensa debba essere l’atteggiamento da tenere nel Commonwealth.
La verità è che Calcutta è una città allo sbando, dove la criminalità regna quasi sovrana e gli stessi rappresentati della legge vivono borderline.
È proprio questo il caso di Sam che il 21 dicembre del 1921 si trova, nientedimeno, che in una fumeria d’oppio nei bassifondi della città. In realtà Sam ci va spesso, così tanto che quando arriva una retata della polizia nel locale, sono proprio le sue conoscenze nelle fila del personale a farlo prima nascondere e poi scappare. Sam nella concitazione e per il timore di essere trovato in una oppieria, passa sui tetti. Ed è lì che trova il corpo: un uomo, di apparente nazionalità cinese, sta esalando i suoi ultimi respiri. E Sam, allora, come dovrebbe comportarsi di fronte a quella scena? La scelta è più complicata di quello che si pensa perché, in realtà, l’uomo non è solo un consumatore abituale di oppio, ma anche un capitano di polizia. E pertanto, preso dal panico e con la sostanza stupefacente che gli offusca la sua mente, decide tutto nel modo più sbagliato e catastrofico possibile. Ma c’è di più, perché di lì a poco tempo un altro efferato omicidio farà pensare a Sam che in città ci sia un vero e proprio killer che sta mietendo morte pressoché indisturbato.
Abir Mukherjee ha costruito un thriller puro a tutti gli effetti dove la tensione è palpabile, è “facile”, nel senso che non è diluita con niente altro che possa far distrarre chi legge. Crimini feroci, un assassino quasi imprendibile, tutto il fascino oscuro dei bassifondi di una metropoli, e un capitano di polizia tanto borderline quanto affascinante.
E questo basterebbe già per far amare Fumo e cenere dalla prima all’ultima pagina. L’autore, però, fa molto di più, continua quel filo invisibile che ha tessuto con i propri lettori durante i romanzi precedente e ai quali ha regalato una diapositiva lucidissima e nitidissima di un’India che in pochi conoscono o hanno studiato.
Anche in questo ultimo lavoro, infatti, chi legge si ritrova tra le mani pagine di affascinante tensione e insieme pagine di intensa narrazione ambientale, quasi un vero viaggio in una India passata e in tutte quelle mille sfaccettature che la costituivano. E avere un grande esperto della parola e delle descrizioni come Mukherjee, dallo stile raffinato e colto, come eccezionale guida turistica, è quanto di meglio possa capitare a un lettore.
Atmosfere di grande suggestione, un protagonista fascinoso e oscuro, una killer spietato e una scrittura meravigliosa: Fumo e cenere va assolutamente letto. Vi si aprirà un mondo.
Fumo e cenere – Abir Mukherjee
Antonia del Sambro