Fughe e ritorni



Anna Maria Castoldi, Miriam Donati.
Fughe e ritorni
Scatole Parlanti
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 Fughe e ritorni (La sciura Marpol indaga ancora)
 Fughe e ritorni (Scatole Parlanti editore) segna il ritorno in libreria, dopo l’esordio nel 2017 con Delitti nell’orto, della coppia formata da Anna Maria Castoldi e Miriam Donati.
“Un delitto in un sonnolento paese della pianura padana a nord di Milano consente a Elisabetta Limonta, ispettrice della Squadra Mobile, di lasciarsi alle spalle la città e il fidanzato con i suoi guai e di buttarsi a capofitto nella nuova indagine; ma i poliziotti di Maranese hanno i propri problemi, come l’ipotesi di chiusura del commissariato e la gestione del vuoto lasciato dall’ispettore precedente. Ne derivano scontri e incontri particolari che sconvolgono gli equilibri rivelando ai protagonisti lati sconosciuti di sè stessi. Intanto in paese si acuiscono sospetti, pettegolezzi sapidi e vengono scoperchiati segreti pruriginosi. Onorina, la sciura Marpol del paese, sarà ancora attiva con i poliziotti e gli amici “ortisti” nella ricerca del colpevole. Tuttavia, sapere chi è e trovare le prove non è la stessa cosa.”
Recensendo tempo addietro Delitti nell’orto mi ero permesso di auspicare l’inizio di una piccola serie; eccomi accontentato. Fughe e ritorni riprende infatti l’ambiente, i personaggi e soprattutto la protagonista dell’opera prima di Anna Maria e Miriam, la mitica Onorina, la Sciura Marpol appunto, qui un pochino invecchiata e pure leggermente acciaccata, ma sempre desiderosa di rendersi utile e alle prese con un delitto misterioso per la cui risoluzione bisognerà andare a indagare molto a ritroso nel tempo, rivangando antiche vicende di vessazioni e recenti storie di sesso estremo.
Manca solo l’ispettore Ascione, trasferito (temporaneamente?) a Torvajanica, che qui farà solamente una breve e nostalgica apparizione e sostituito, peraltro degnamente, dalla bella e sagace ispettrice Elisabetta Limonta.
Come nei buoni “gialli” le vicende investigative e giudiziarie si intrecciano di continuo con le storie personali dei protagonisti, spesso tormentate o irrisolte, che a volte tendono a prendere il sopravvento senza però far perdere il gusto e l’interesse per le indagini.
La trama (pur solo parzialmente risolta nel finale) è intrigante, le caratterizzazioni sicuramente godibili e l’ambiente della provincia (anche qui con il famoso fuoco che cova sotto la cenere) descritto da conoscitrici.
Le doti letterarie di Anna Maria e Miriam, che già la loro prima fatica faceva intravvedere, trovano sicuramente una ulteriore e matura conferma.

 

Gian Luca Lamborizio

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