El secreto de sus ojos

Va a ser complicado 

È il passato, nel modo e nei tempi con i quali ha affondato gli artigli sulla nostra pelle, o il futuro, ignoto e non deformato dall’esperienza, che ci divora?

Probabilmente Benjamin, con il suo volto da uomo comune, scavato nell’inerzia di una quotidianità ormai impolverata dalla jubilación, si è chiesto esattamente questo. L’ha fatto nelle notti insonni, nelle quali anche l’ispirazione della scrittura abbandona il campo, lasciandolo inerme, di fronte alla porta, vuota, ma senza il pallone da spingere oltre la linea. L’unico appunto che riesce a scrivere è “Temo”.  

Sta tutto qui, il film di Campanella. El secreto de sus ojos, ennesima perla del cinema argentino – che per tempi filmici, fotografia, movimenti di camera, si situa su un piano completamente altro rispetto a un cinema di matrice statunitense o europea, pur a suo modo paritetica – si disperde nel dubbio. Nell’impossibilità di sapere, di conoscere cosa sarebbe successo se, un determinato giorno nel nostro passato, avessimo imboccato un’altra via. È stata una scelta obbligata, una necessità o una mancanza di coraggio, a spingerci ad andare dove siamo finiti?

“Temo”. 

Ti rigiri una o due volte su te stesso, hai già 50 o 60 anni e non sai più darti una risposta. Non puoi farlo perché il ricordo si è deformato? O perché il dubbio ti mastica la pelle, giorno dopo giorno, fino ad arrivare ai tuoi organi vitali?

“Temo”.  

C’è qualcosa. Qualche alchimia indefinita che rende il film di Campanella potente. Così potente da fargli guadagnare un meritatissimo Oscar come Miglior Film Straniero.

Focalizzarsi su singoli aspetti come la regia, la fotografia, l’interpretazione magnetica dei suoi protagonisti, per capire di che si tratta, per svelare la formula magica di questo successo, sarebbe oltremodo fuorviante. Perché qui la somma degli addendi costituisce un risultato che, nella sua interezza, è di gran lunga superiore alle singole parti. 

Non è, complessivamente, solo una questione di analisi. Cinematografica o metalinguistica che si voglia. Più probabilmente la forza del film di Campanella sta in quello sguardo così popolare – argentino? – e al contempo universale, in quel linguaggio “assoluto”, perché emozionale. Una vibrazione intima, sottolineata, non invasa, da un leggero accenno al pianoforte. Esemplificazione quanto mai azzeccata di una normalità rutinaria, dove i suoni accompagnano, semplicemente, senza abbellire né frastornare nulla. A distruggere, rompere, spezzare ci pensa l’insieme dei sogni di un futuro diverso, che Benjamin – protagonista di questa pellicola – auspica e che, irrimediabilmente legato al passato com’è, lo divora por dentro

El secreto de sus ojos non è un film nero nel suo senso stretto. Ne è probabilmente una derivazione. Forse solo un mezzo – ovvero una pura custodia – per trasportare un’emozione. È dunque la capacità di non cedere a facili esplicazioni che rende quest’opera così piena, così imponente. Non spiega tutto, né srotola chissà quale colpo di scena. Perché non c’è niente da spiegare. L’amore è così complicato… 
Da noi questo film uscirà, finalmente, il 4 Giugno. Una bella occasione per entrare al cinema.

massimo versolatto

Potrebbero interessarti anche...