Il terrorismo di ritorno, un uomo stanco di fuggire, una missione sporca. Buchi neri nel cielo è questo e altro, in sole 128 pagine. Un romanzo rapido ma non indolore. Fa male, lascia cicatrici difficili da curare e come un cancro si insinua sottopelle. Angelo Marenzana, attivissimo dopo Legami di morte e l’antologia Crimini di regime, torna con uno schiaffo secco e immediato targato Perdisa. La novella al fulmicotone ha più il sapore della nostalgia che del sangue. Il rimpianto è il leit motiv di un reietto ancora in cerca di se stesso – e di una patria – a tanti anni di distanza dai suoi idealismi.
Come Arrivederci amore, ciao di Carlotto, di cui recupera un pathos distaccato, il lavoro di Marenzana scava nella storia recente di un’Italia tutt’ora scossa da correnti socio-politiche agitate. La sottotrama sentimentale aiuta a capire meglio il protagonista, Gaspar, che già dal nome «esterofilizzato» dimostra di non possedere radici, né terrene, né spirituali. Eppure cade, in piedi, su una storia d’amore che più ordinaria non si può, quasi gridasse aiuto e anelasse un tributo di normalità dovuto.
Buchi neri nel cielo non lascia indifferenti. E’ breve ma incisivo, è istantaneo ma permanente, è transeunte eppure «hic at nunc»: corre e si ferma, allo stesso tempo, radicandosi nella realtà moderna e volando veloce sul passato che non ritorna. Difficile, a conti fatti, non ammirare, a livelli differenti, il talento di Luigi Bernardi nel lanciare e nel credere in un formato insolito e crudele, e la predisposizione dei suoi autori a rimettersi in discussione alzando, sempre e comunque, i toni della discussione.
Buchi neri nel cielo
matteo di giulio