Alan Parks – L’ultima canzone di Bobby March



Alan Parks
Alan Parks
Bompiani
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“...E quando scende la notte e le chiacchiere si smorzano, c’è una sola persona che non sa di che cosa si sta parlando a Glasgow. Alice Kelly. È lei l’unica che non sa di essere sulla bocca di tutta Glasgow. Lei sa solo di avere una sacca di tela sulla testa, le mani legate e di essersi bagnata i pantaloni. E c’è un’altra cosa che Alice sa. Sa che per quanto forte chiami la mamma, la mamma non può sentirla. Nessuno può sentirla...”.
Inizia così il nuovo romanzo di Alan Parks ambientato in una Glasgow bollente nel luglio del 1973. Bollente non solo per il caldo a cui gli scozzesi non sono per nulla abituati ma sopratutto perché la città è scossa dal rapimento di una ragazzina: Alice Kelly. Situazione caldissima sopratutto per il protagonista, lo sbirro dalla giustizia un po’ dai da te, McCoy: giovane, turbolento, scostante, immischiato nei bassifondi e con le malavita cittadina (Cooper, un boss della città, per lui è come un fratello) ma dotato di un genio investigativo e di una perseveranza fuori dal comune.
Inizialmente lasciato fuori dal caso della ragazzina scomparsa a causa di malumori e conti in sospeso all’interno del Dipartimento di polizia, McCoy si troverà prima ad indagare sulla morte di una rokstar del tempo, Bobby March, trovata cadavere in una camera di albergo per overdose, poi si concentrerà su una serie di rapine irrisolte in città, infine il caso di Alice Kelly gli ritornerà tra capo e collo e con risvolti inaspettati, che lo porteranno fino a Belfast, nel bel mezzo della guerra civile. A questo poi si aggiunge la richiesta del suo capo Murray: sua nipote è sparita, deve ritrovarla.
Dire che tutto questo risulti essere un casino fuori della portata di una persona normale è ben poco. McCoy però è tosto, è un detective dalle qualità innate e ritroverà il bandolo della matassa, scoprendo che alcuni casi tra loro sono fatalmente collegati.
Romanzo ben costruito, con un buon ritmo e con un protagonista di assoluto livello. Alan Parks non sbaglia un colpo, come sempre.

Marco Zanoni

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