La quarta di copertina riporta alcune parole di Carlo Lucarelli tratte dalla prefazione:
“… Il bello del commissario di polizia giudiziaria Arturo Devecchi è che è un personaggio letterario ma potremmo davvero trovarlo anche nella provincia che abitiamo, tra i banchi di un supermercato, mentre spingiamo il carrello per fare la spesa…”
Non sbaglia e ben introduce il commissario di polizia giudiziaria Devecchi a Verbania che si rivela un personaggio normalmente singolare, forse ancora sottodimensionato e da conoscere meglio. Cinque racconti sono un percorso molto breve, appena una presentazione di quest’uomo, che l’autore descrive poco più che quarantenne, un metro e novantacinque, troppo per la Golf, la macchina che usa, dotato di un innegabile senso di humour e, per sua fortuna, di una famiglia assolutamente normale. Ah dimenticavo un neo: è un fumatore incallito, cosa che al giorno d’oggi indubbiamente rende la vita più complicata. Come dicevo sopra, appena una presentazione, peccato! Non abbiamo materiale e spazio a sufficienza per approfondire come si vorrebbe il cammino operativo e umano del commissario Devecchi.
Ci viene detto che lui, nel suo ufficio presso la questura di Verbania, è affiancato dall’ispettrice Claudia Gaudenzi, quasi sua complice ma che forse avrebbe ambizioni di volare altrove. Che deve muoversi con delicatezza sfidando l’egida dei giudici istruttori di turno spesso ingombranti o sgradevoli. Impossibile portare avanti un’indagine che Roma definisce scottante. Che le regole gli impongono passare ad altri la palla di un caso risolto perché il delitto è avvenuto in un’ altra provincia, ma saprà sbrogliare il criminale pestaggio di un innocuo barbone, indovinare il mistero del cimitero e togliere la maschera a quello che sembrava l’imprevedibile assassino di un notabile.
Intuiamo in Devecchi un’ inerzia di disillusione nei confronti del suo lavoro che lascia poco spazio alla sua professionalità. E allora si rifugia nelle sue consolidate abitudini piccolo borghesi e si gode il suo comodo appartamento condominiale di Omegna, dalle cui finestre si indovina il quieto ritmare delle onde del lago d’Orta, entità omnipresente, sfondo insuperabile per l’ambientazione.