Con Prima che faccia buio, Elina Backman prosegue nel suo percorso narrativo raffinato e ipnotico, immergendoci ancora una volta in un intreccio fatto di mistero, di trauma e soprattutto di memoria affossata . Dopo aver indagato negli angoli più nascosti di Suomenlinna e Lammassaari (isole di Helsinki), l’autrice sposta stavolta l’ambientazione della sua nuova storia nel cuore della Lapponia finlandese, tra le nevi di Angeli, dove la luce è rara e il silenzio sembra voler pesare come una condanna.
Ancora protagonista sarà Saana Havas, podcaster di true crime, figura a metà tra una cronista e una detective, dotata di una sensibilità non comune e di una capacità empatica che si trasforma nel suo più efficace strumento d’indagine. Saana non cerca la verità con la forza, ma con l’ascolto. E proprio in virtù di questo approccio non convenzionale, riuscirà dove gli altri hanno fallito.
Il fulcro narrativo della trama è un cold case risalente al luglio del 1998: la scomparsa e l’omicidio della diciassettenne Inga Weckman, ancora insoluto . Il mistero sembra appartenere a un passato ormai dimenticato dalla comunità e peggio sepolto sotto strati di silenzio e reticenza. Ma il riemergere del caso provocato da un incarico a Saana, quasi una richiesta di aiuto affidatole da Heta, sorella maggiore di Inga, oggi avvocatessa, la coinvolgerà al punto di lasciare Helsinki e andare a Nord, per intraprendere una ricerca che in un certo senso pare voler diventare quasi una resa dei conti personale.
Ma quando, durante le nuove indagini, un’altra ragazza sparirà esattamente nello stesso modo, dando l’angosciante sensazione di qualcosa che ricomincia, la storia finirà per esplodere anche a livello nazionale e la tensione ad Angeli diventerà quasi insostenibile: possibile che il passato stia pericolosamente riemergendo? Come se volesse tornare e cercare vendetta. Il meccanismo dell’ inchiesta di Sana parrebbe incepparsi e invece finirà con accelerare…
In Prima che faccia buio Elina Backman si conferma in grado di evocare sottili atmosfere, senza mai cedere al sensazionalismo. Il suo thriller atmosferico, psicologico e profondo, si distacca dalla frenesia del thriller puro per abbracciare una forma di tensione più rarefatta ma altrettanto potente che si dilata pian piano in un crescendo lento ma percettibile , come un’ombra che si espande nell’inverno artico. Una trama persuasiva, permeata dal silenzioso fascino del buio ma con come conseguenza inevitabile un continuo susseguirsi di colpi di scena descritti senza forzature, con misura e credibilità.
Il ritmo narrativo, scandito dai brevi capitoli, si focalizza spesso punti di vista diversi, che conferiscono alla lettura fluidità e dinamismo. Ma ciò che colpisce di più nella storia è soprattutto la raffigurazione ambientale: la Lapponia diventa in queste pagine come un personaggio vivo, cupo, misterioso, con le sue notti infinite, il gelo fisico e relazionale e la muta spiritualità dei Sami, mentre l’isolamento grava su ogni gesto e parola.
Saana è una protagonista sfaccettata, umana nelle sue fragilità, ma determinata nella ricerca della verità. Il suo ritorno in Lapponia non sarà solo investigativo, ma anche personale: per superare il dolore anche perché, apparentemente senza una vera risposta, vuole riappropriarsi della propria storia, sa di dovere rivedere suo padre, affrontare i troppi non detto legati alla madre scomparsa,
Accanto a lei, ancora una volta, Jan Leino, il detective affascinante e riservato, con cui ha intrapreso una relazione ancora confusa, non ben definita e tuttavia la loro vicinanza diventa sempre più tangibile. Elina Backman gestisce il loro rapporto con discrezione ed eleganza, lasciando che siano soprattutto i silenzi a parlare e a cementare un possibile futuro.
Molto interessante anche la galleria di personaggi secondari, mai banali o caricaturali, come e soprattutto il poliziotto Myski – figura di straordinaria efficacia e umanità – e tutti i membri della comunità, descritti con realismo ma anche con una certa malinconia.
Di questi l’autrice evidenzia la memoria collettiva e il rimosso, la difficoltà di parlare e il peso del non detto nelle piccole comunità. L’indagine diventa anche esplorazione dell’identità e della responsabilità morale. Nessuno di loro è davvero innocente e nessuno davvero colpevole: la verità, complessa, appare sfumata, come l’orizzonte tra neve e nebbia. Ma quando si vuole davvero, perfettamente riconoscibile. Basta solo volerla afferrare.
Un giallo nordico cupo ma non claustrofobico, perfetto per chi preferisce immergersi e scavare in un’atmosfera nebulosa piuttosto che essere soverchiato dalla costante adrenalina di un thriller. Racconta i silenzi che pesano più delle parole, i luoghi in cui le storie si tramandano sottovoce, e il coraggio di chi sceglie di non lasciar morire la verità.
La Lapponia, con la sua bellezza ostile, è lo sfondo ideale per una storia che parla di segreti taciuti e dolore che riaffiora. La Lapponia non è solo uno sfondo pittoresco ma un vero e proprio coprotagonista. Il gelo tagliente, la notte lunga, i villaggi isolati, la spiritualità sommessa del popolo Sami… tutto contribuisce a creare un senso di spaesamento e di minaccia.


