Morte nei fiordi – Satu Ramo



Satu Ramo
Morte nei fiordi
Newton Compton
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Due sorelline di otto e sei anni, Rósa e Björk, perdono l’ultimo bus per tornare a casa. Decidono di avviarsi a piedi, nonostante il buio incombente, due metri di neve caduta nei giorni precedenti e un tunnel buio da attraversare. L’ultima cosa di loro che fu vista fu uno zainetto rosso con la figura di un pony.

È questa la vicenda dalla quale parte “Morte nei fiordi” di Satu Rämö (Newton Compton Editori) definita il nuovo fenomeno del thriller. E la definizione non è campata in aria, perché Rämö, un passato da saggista, riesce a far calare perfettamente il lettore nelle atmosfere gelide e nordiche di una terra inospitale e di un popolo che vive in un’isola, sia pure enorme, caratterizzata da leggende, rimandi ancestrali, un certo tipo di rudezza necessaria per vivere. E non è infatti un caso che l’incipit del romanzo sia datato estate 1550, con una storia di amicizia e di amore.

Siamo in Islanda, nelle regioni del Nord-Ovest, quelle forse più aspre, dove vive l’utrice. La tragedia delle due sorelline scomparse è del novembre 1994. Sono trascorsi 25 anni e Hildur Rúnarsdóttir è a capo dell’Unità bambini scomparsi della Polizia di Ísafjörður, la sua vita e il suo lavoro sono stati segnati dalla scomparsa di Rósa e Björk, che erano le sue sorelline. A questo punto il lettore viene spontaneamente portato a pensare che partirà tutta una storia tipo cold case. E ha anche ragione, ma solo in parte. Perché la scrittrice affianca la vicenda con una rappresentazione curata e coinvolgente di una società ricca di lati oscuri, di sfruttatori, di emarginati di personaggi assetati di potere. La caccia al killer fa emergere un groviglio di crimini e Hildur Rúnarsdóttir è affiancata da uno strano personaggio, Jakob Johanson, un apprendista poliziotto finlandese con l’hobby del lavoro a maglia.

Se credete che i fiordi siano pittoreschi, questo libro vi farà cambiare idea. Peraltro, per avere un’idea completa bisognerà attendere gli altri tre capitoli-libri, ognuno dei quali avrà come protagonista un personaggio diverso. Hildur e il suo carico di vissuto è stata soltanto la prima e l’intreccio disegnato da Satu Rämö avrà modo di dipanarsi e arricchirsi, continuando a muoversi su più piani, a volte paralleli. Una storia interessante, che non si chiude e lascia aperte molte vie, com’è naturale per una serie. La prima pietra è stata messa e anche ben salda. Non vi resta che affondare nella neve islandese e nelle atmosfere particolari che aleggiano intorno a questo popolo.

Michele Marolla

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