Danzate su di me – Massimo Carlotto 



Massimo Carlotto 
Danzate su di me
SEM
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Uno spartito invisibile lega l’armonia delle tre storie protagoniste di questa nuova opera di Carlotto.

La musica che ne guida le trame a partire dai titoli, estratti da brani jazz o da melodie come Il cielo in una stanza

Perché in fondo solo il caos dentro di noi può generare una stella che danza con le movenze del Dio Shiva, il Dio della distruzione, che tutto travolge  per ricostruire nuove verità. 

Analogamente, la parabola di queste tre storie inizia lieve e malinconica, per poi abbattersi sulle amare ipocrisie delle miserie umane e ridurle in macerie. 

Faccende come “sesso, corna e soldi” e correlati sotterfugi sono l’architettura di un mondo opportunista e cinico, sempre più corrotto, dove uomini deboli diventano i burattini delle ambizioni diversamente articolate di donne senza scrupoli.

Nel collasso di orizzonti etici che fa eco all’evaporazione della lotta di classe e a un consumismo da offerta ipermercato, anche le ambizioni individuali sono ormai al ribasso. Sembra resistere solo il ritornello ipocrita, tutto italiano, del sacro binomio casa-famiglia, retto dalla volontà ferrea delle sue vestali : donne disposte a concimare nell’ombra la peggior zizzania pur di aggrapparsi al proprio angolo di confortevole menzogna.

Una lotta al rilancio alla conquista di una posizione sociale più o meno “in vista “ dove la posta in gioco si misura in base al punto di partenza delle protagoniste. 

Per l’anonima colf di “Niente più niente al mondo”, l’imperativo categorico è puntare tutto sull’avvenenza della figlia.

Per Gaia, gelida mattatrice dell’ultimo racconto, l’obiettivo è salvare il proprio buon nome. Il carosello delle comparse gira, e lei aziona silenziosamente  le leve della giostra dove sfilano clown, asini e principessine. I primi, sono i politici corrotti, i secondi i dipendenti pubblici, le ultime aspiranti Cenerentole in cerca del Principe.

Nell’attesa che l’illusione s’infranga si salva soltanto la prima eroina di questa tre storie. L’unica per cui esista un’etica, per quanto molto pragmatica. Il decalogo dell’amante segreta, divenuta vedova nell’ombra, esige una disciplina scientifica. 

L’arte di elaborare il lutto come un fantasma, ripulendo l’alcova con detersivo e lacrime, danzando lieve sul ricordo del perduto amore: il Jazzista che per lei intonava l’unica canzone di cui non era l’autore.

Perché alla fine, a consolarci, sarà sempre e solo il sapore agrodolce della musica.

Silvia Alonso 

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