Naufragio – Enrico Pandiani



Enrico Pandiani
Naufragio
Rizzoli
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È una fredda giornata di gennaio sabato  13 quando, coinvolto in una improvvisa bufera di vento, un  downburst potente come un tornado, un barcone da turismo di quindici metri , la Lake Princess, robusto scafo olandese, in rotta verso Intra sul lago Maggiore per una gita tra amici, si rovescia e affonda. Le persone a bordo sono tutti ricchi signori provenienti da mezza Europa e legati tra loro dal comune interesse per il collezionismo di auto d’epoca. Al momento del naufragio erano in dieci compreso il capitano e la disgrazia ha fatto ben quattro vittime: una cittadina britannica, la signora Edwards , un cittadino tedesco e il conte e la contessa Murazzano. I corpi  di tre di loro, tra i quali  il conte di Murazzano, sono stati recuperati dai sommozzatori ma non quello di Ilaria di Murazzano. Forse trattenuto in profondità dallo scafo dalla barca oppure portato via dalle  onde. A primavera, quando  sarebbe previsto di tentare il ricupero del relitto, forse sarà possibile ritrovarlo.  I superstiti sono stati raccolti dal traghetto di linea che fa la spola tra Intra e Laveno che aveva captato il loro SOS. Alla loro partenza per la crociera il meteo annunciava cattivo tempo, tanto che la società di noleggio aveva chiesto agli spericolati gitanti  la firma su un documento di manleva.  Ma si era trattato solo di un tragico incidente, dovuto a un’imprudenza o quel naufragio potrebbe nascondere qualcosa di poco pulito? E quale era la veste ufficiale dei superstiti  tedeschi a bordo,  appena un’ora dopo l’arrivo all’ospedale di Verbania riforniti di passaporti diplomatici e portati via da due funzionari del  consolato, tanto che la capitaneria e i carabinieri non avevano potuto sentire la loro versione? Si erano dovuti accontentare di quella del marito della cittadina britannica deceduta, il  signor Arthur Edwards, proprietario di un’importante casa d’aste londinese  e del capitano il marinaio Beppe Grisoni. Molto dettagliate ed esaustive. O almeno pareva. Insomma, l’indagine era ancora aperta,  ma non  risultavano evidenti  motivi per dubitare che si trattasse di qualcos’altro se non di una disgrazia.
E  anche i giornali e i media dopo aver sbandierato per giorni la notizia, i conti di Murazzano  facevano grossi titoli, avevano ridimensionato la vicenda e il naufragio aveva prima lasciato  le prime pagine per poi lentamente venire dimenticato.. 
Ma Numero Uno, misterioso capo dell’agenzia investigativa che tiene sotto ricatto la Banda Ventura , ha altre idee e vuole saperne di più. Insomma, sollecita , anzi pretende un’altra volta l’aiuto di Max, Abdel, Sanda e Victoria, evasi in Francia e latitanti in Italia. I quattro, infatti, indagando sotto copertura,  dovranno approfondire i particolari della disgrazia e cercare di dare risposte ai suoi  perché. Intanto cosa ha spinto quel gruppo di uomini e donne facoltosi a organizzare quella gita sul lago in pieno inverno? Perché? E soprattutto, a parte le versioni ufficiali, cosa è veramente accaduto a bordo quella sera?
Un nuovo dunque e francamente poco gradito caso per la banda Ventura  che appena tre mesi prima si è dovuta impegnare  con Numeri Uno per sbrogliare lo spinoso caso che allungava insidiosamente i suoi tentatoli fino al Vaticano.
Ragion per cui ancora una volta i quattro amici, evasi quel quindici gennaio 2004, saranno  costretti a rimettere in pausa la loro serena vita normale. Vita normale che vuol dire per  Max Ventura, ex componente di una banda di rapinatori di banche, con un morto sulla coscienza che gli è valso la condanna a quindici anni di prigione,  l’attuale proprietà e gestione  a Torino di un ristorante di fama  L’Évêché, all’angolo di  via Mercadante dove, grazie all’ottima cucina e a Federica, la  sua meravigliosa compagna, i clienti non mancano mai.  Per Abdel, Rachid Belghazi, ex ladro spericolato, omosessuale ed esperto meccanico, bell’algerino dagli occhi azzurri, la collaudata  officina che tratta auto d’epoca, creata  con l’appoggio di  Teodoro il suo compagno, avvocato di punta in città. Per Sanda, allora Florence Narindra, di padre malgascio  e madre francese  – con alle spalle una carriera  di successo da giovanissima come spogliarellista, poi ballerina  al Crazy Horse di Parigi fino a quando ha ammazzato un cliente che non voleva invitarla solo a cena e rischiava dieci anni di galera-, la florida  società di letto e  di affari con Salvo, con il quale manda avanti  una famosa palestra di arti marziali. E infine per Vittoria, la bella e bruna alsaziana , allora  Giselle Hartmann laureata in infermieristica, coinvolta innocente in una sporca truffa dal compagno, ora  madre single di un’adorabile ragazzina, Matilde,  sedici anni ma hacker sperimentata. Vittoria che oggi, dopo aver finalmente ritrovato l’amore, crede di poter ricominciato a vivere. Ma no, sono ancora sotto la spada di Damocle. Le loro fedine penali non sono diventate immacolate. Ogni volta Numero Uno  fa promesse…Quindi, non resta che  darsi da fare e sperare di mondarle definitivamente? Volenti o nolenti dovranno adattarsi, rimettendosi in gioco.
Stavolta però la banda Ventura, dato il contesto che accumunava tutti i protagonisti morti e sopravvissuti al naufragio ovverosia: collezionismo di auto d’epoca, un mercato esclusivo, tra acquirenti, rivenditori ecc. ecc., spaventosamente redditizio ma spietato, dovrà fare  affidamento soprattutto sull’abilità e le informazioni di Abdel, il  parigino di origine algerina, grande conoscitore e restauratore di auto del settore. Ma sappiamo anche come la loro bravura dipenda dalla estrema duttilità dell’ingegno e dalla capacità di conformarsi a un  lavoro di squadra . Tutti insieme per raggiungere lo stesso fine.  Stando però in guardia perché insidie e pericoli sono sempre dietro l’angolo. Non resta loro dunque , in veste di periti assicurativi , che cominciare a far domande e scavare più a fondo tra tutti i testimoni presenti sul lago il  13 gennaio e i superstiti della tragedia. Il quadro che appare abbastanza nebuloso, lascia immaginare possibilità di buchi oscuri, reticenze. Ma riusciranno lo stesso ad arrangiarsi  sia tra incontri in hotel di lusso o  meravigliose antiche ville, traboccanti di tesori eredità dei conti di Murazzano, che in complessi intrighi , appostamenti notturni, rischiosi inseguimenti e, ciliegina sulla torta , con meravigliose auto che valgono prezzi da capogiro.
Un’ampia trama dal taglio scenografico, con personaggi che rimandano di prepotenza a intrighi  francesi, tedeschi  e anglosassoni. E, pur giostrando con i ricordi dei protagonisti, in continui flash back che richiamano il passato, costruisce lo stesso un romanzo veloce, avventuroso. Un altro romanzo, che, come fa il gatto con il topo, gioca sadicamente  con le vite dei suoi personaggi, continuando a intrecciarne i destini. Ancora una volta, dunque una storia  che ormai possiamo definire “alla Pandiani” abbinata alla sua  geniale inventiva. Una storia che naviga con sicurezza, lei senza naufragare, mischiando volutamente il genere di azione alla spy story. Una fiction tuttavia che, allargandosi e dilagando su un secondo filone, introduce dei punti oscuri, con precisi richiami  al precedente capitolo della  saga  e descrive accurate ricerche e realtà legate a una misteriosa indagine che dall’Albania,  torna in Francia e in Inghilterra per riapprodare ai confini  del Belgio. Un’indagine mirata che rimanda a mostruosi crimini legati a movimenti di immigrazione tra Albania e Inghilterra ma che… potrebbe finalmente rendere migliore la vita di un gruppo di persone.  

Patrizia Debicke

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