Il profanatore di tesori perduti – Marcello Simoni



Marcello Simoni
Il profanatore di tesori perduti
Newton Compton
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Da meno di un anno, il 7 settembre 1228,  l’esercito crociato di Federico II di Svevia è sbarcato ad Acri .  E l’11 febbraio 1229, invece di impegnare e logorare  l’esercito in sterili e sanguinose  battaglie.  ha stretto  un accordo (pace di Jaffa) con al-Malik al-Kāmil, Sultano ayyubide, sovrano di Egitto e di Siria e nipote di Saladino.  Accordo che garantisce pacificamente alla sesta Crociata il dominio su  Betlemme, Nazaret, Lidda, Sidone e Toron (oggi Tibnin) e una striscia intorno ad Acri, oltre a Gerusalemme, dove le mura di cinta sono state abbattute e per far convivere  le due comunità religiose.  Il recinto sacro poi, che includeva la moschea al-Aqsā e la Cupola della Roccia (Qubbat al-Ṣakhra), dà ai  musulmani totale libertà di movimento e di culto, pur consentendo ai  cristiani di entrare a pregare.
La pace di Jaffa  permette a Federico di entrare  vittorioso in Gerusalemme, cosa che ha fatto il 17 marzo 1229 per essere  incoronato re il giorno dopo.  Dopo poco,tuttavia è  tornato con il grosso dei suoi uomini verso la costa.
Da dove, dopo aver tentato  fino a giugno, di metter ordine nella disastrata e controversa situazione locale per l’opposizione del patriarca e dei Templari  (il Papa, infuriato dalla sua pacifica conduzione  della Crociata, ha  rinnovato la scomunica per Federico),e dopo aver lasciato una forte guarnigione ad Acri, vera capitale del Regno, e  aiutato i Cavalieri teutonici a consolidare il territorio intorno alla fortezza di Montfort per contrapporli ai Templari,  il 27 si è rimbarcato  facendo rotta prima su Cipro e infine  sulla Puglia. Con Gregorio IX  che ha fatto spargere la falsa notizia della sua morte, deve proteggere i propri interessi.   Farsi togliere la scomunica e contrastare l’invasione del suo impero meridionale…
Siamo ancora  nel 1229 o 627 dell’Egira (secondo il computo musulmano, calcolato dal momento in cui  Maometto  ha abbandonato Mecca per trasferirsi a  Medina). 
Ben poco tempo è passato dall’incoronazione dell’imperatore come sovrano  di Gerusalemme. In Egitto  niente è apparentemente cambiato e i  convogli  di mercanti e  beduini  continuano a viaggiare tra un’oasi e l’altra risalendo  il delta del Nilo, quando in un caravanserraglio a sud  del Cairo, affollato da  carovanieri e mercanti, arriverà  un uomo dal turbante nero accompagnato  da un giovane servitore. 
Il loro cammino tra  Baghdad, Aleppo e  lungo gli arsi sentieri  di Damasco, li ha condotti fino al Cairo.  Il  padrone si chiama  Sufrah,  o almeno così dichiara, si dice magrebino, e il colore scuro della pelle par confermarlo,  ma la  sua  vera identità  e origine sono  avvolte dal mistero.  Di lui però si mormora  che abbia i poteri e le conoscenze di un geomante, con i quali sarebbe in grado di dominare le menti umane e dialogare e controllare gli spiriti maligni.  I suoi occhi magnetici, che celano a fatica lampi di crudeltà , lo fanno peggio di un serpente incantatore capace di  dominare le menti altrui.
Reputato giocatore di scacchi, freddo e  distaccato, ha un appuntamento fissato dall’amico cammelliere  per una partita con Ziryab al-Zubayr, grasso e  ricco mercante di stoffe di Aleppo, un  rivale di tutto rispetto. Da quanto poi si intuisce  fin dalle prime pagine, sarebbe sulle tracce  di un tesoro e in cerca di compagni d’avventura che gli garantiscano appoggio economico  e protezione.
Il suo accompagnatore e servo  Alif, poco più che un ragazzo  ha un passato di ladruncolo e deve  al padrone la vita. Sufrah l’ha salvato  da morte certa nel pozzo di Baghdad.
Dal caravanserraglio Alif,  verrà subito  spedito da Sufrah  sull’altra sponda del Nilo,  ad Al-Fustat (primitivo nucleo del Cairo)  per incontrare e farsi consegnare un messaggio  da un enigmatico informatore chiamato Pisano, che potrebbe indicargli il percorso  per ritrovare  le vestigia  della città perduta di Zarzourah  – detta anche  Città Bianca –  sotto le quali, secondo quanto narra l’antica leggenda  contenuta nello Kitab al-Kanuz (Il libro delle perle segrete), si nasconderebbe una inestimabile fortuna.  Sui pochi dati ottenuti e su altri e poi rischiosamente ricuperati dal magrebino e la loro carovana, rinforzata dagli uomini  di  Ziryab al-Zubayr, e dall’amico cammelliere del  caravanserraglio del Cairo, Muzaffar,  dovrà  intraprendere un lungo e faticoso  viaggio verso sud e   la Makuria .
Non saranno però soltanto loro  a voler raggiungere la Città Bianca. La loro spedizione  ha infiammato in molti interesse e cupidigia.  Alla ricerca della famosa  Zarourah e dei suoi misteri  ci sono  altri.  L’antica città  si è trasformata in  un miraggio e una possibile ambita  preda e altri agguerriti cacciatori di tesori si metteranno  sulle loro tracce. E i più temibili, tra loro, saranno  sia i Cristiani, sotto l’egida dell’Imperatore Federico II di Svevia,  guidati dal Pisano (ovverosia  Leonardo Fibonacci) ma e soprattutto la banda di crudeli predoni, sicari disposti a tutto,  agli ordini di Liàrùch al-Haffaf , membro della Setta degli Assassini, una feroce corrente degli Ismailiti, molto attiva nel periodo tra l’XI e il XIV secolo tra Persia, Siria ed Egitto.
Ben presto, alle spalle della loro carovana, si scatenerà  una caccia all’uomo e la loro lunga e difficile traversata del deserto si trasformerà in un continuo frenetico  inseguimento, costellato da agguati e attacchi . E, come se non bastasse, per riuscire a raggiungere la meta  cara a Sufrah e impadronirsi  anche del  potere  del Veglio della montagna, si dovranno   decifrare alcuni Enigmi  scritti nella antica lingua Degli Angeli  e  riuscire a  strappare qualcosa di speciale alle  Mangiatrici di cadaveri .
A conti fatti, vero protagonista della storia sarà Alif, giovane e coraggioso ex ladro  in cerca di fortuna e di riscatto. E, con i cattivi che  assetati di sangue e implacabili continuano a  tallonare altri cattivi, lo seguiremo  mentre, coinvolto  dalla sarabanda di nemici nel corso della drammatica conclusione dell’avventura,  affronterà  i malvagi e fatali jinn e il crudele “Maledetto dalla Luna”, temuto e riverito da tutti i  tagliagole arabi.
“Scrivere questo romanzo è stato come vivere dentro uno di quei film ispirati alle Mille e una notte che furono girati tra gli anni Venti e Settanta. E tuttavia nonostante i tanti riferimenti all’esotismo, alle leggende e alle superstizioni orientali, Il profanatore di tesori perduti si basa su una precisa documentazione storica” dichiara Simoni nelle sue note finali. “Oltre alle ricerche infatti sull’urbanistica del Cairo dell’epoca, in special modo sui quartieri di al-Fustat e di Bayn al-Qasrayn, e sulla struttura dei caravanserragli, dei khan, dei funduq, dei manzil e degli altri generi di alloggi utilizzati dai viaggiatori medievali che attraversavano le terre islamiche, ho inserito fra queste pagine molti ragguagli autentici sull’esoterismo arabo e sulla storia della setta ismailita passata alla storia col nome di nizariti o assassini”. Non solo  ma ha fatto anche un accurato approfondimento sulla geomanzia, di origine araba, tradotta per la prima volta  come geomantia in latino nel XII secolo da Ugo Santallentis o scienza della sabbia,  grandemente diffusa a Baghdag tra il XII e il XIV secolo mentre la pratica  dell’ipnosi,  di cui si serve con disinvoltura  Sufrah, era conosciuta fin dall’epoca dell’antico Egitto.
Una  ricerca dunque,  che ci  spinge a leggere con curiosità  la sua fiabesca avventura sulle chimeriche tracce delle rovine della Città Bianca: Zarzourah. Una leggendaria  città araba, che pare fosse situata oltre l’Egitto meridionale nel regno di Makuria, in Nubia, importante snodo di rotte commerciali, miniere e  oasi ad ovest e ad est in una zona  desertica, un luogo dimenticato,  sorvegliato  da due angeli ribelli Hārūt e Mārūt, scacciati dal regno dei Cieli per aver voluto insegnare la magia agli esseri umani, e imprigionati nelle viscere della terra per  difenderrne i misteri.
Senza  poi dimenticare il senso di fascinazione d’Oriente, legato  allo splendore, pur se reso decadente dalla contaminazione  araba, del  superbo Egitto, dalla possente  maestà  delle Piramidi e della Sfinge Abu Al-Hol, il “Padre del Terrore” che sporgeva dalla sabbia e  all’incanto della luna che bagna le notti nel deserto. Un deserto dall’angosciante sapore arcano, guarnito da  astrusi   enigmi   da decifrare  e risolvere e  sempre  pronto a trasformarsi in una fatale  trappola.
Odori, densi ed  esotici profumi, spesso dominati dal penetrante aroma  delle spezie  che rimandano a favolistiche e indimenticabili, suadenti impressioni con il  miraggio di preziosissimi tesori  fatti  di scintillanti cascate di pietre  preziose
E come sempre una straordinaria ambientazione  per una  storia dal sapore esotico e, in cui risuonano gli echi di antiche culture, che  sa coinvolge il lettore , costringendolo a immergersi in  quella magica atmosfera.
Ancora una volta un sentito applauso a Marcello Simoni che si diverte e ci diverte con la sua avventurosa e appassionante novella  e , con tratto quasi cinematografico,  spazia  delle fascinose atmosfere di Mille una notte alle intriganti avventure salgariane di  Sandokan, per poi sfoderare le spaventose immagini della Mummia ed esaltarsi  in un indiavolato ritmo all’ Indiana Jones.  

Nota Storica: Il trattato di Jaffa, di rilevanza mondiale e raro esempio di coesistenza e convivenza tra i due popoli, esempio  che sarebbe da riprendere e ripetere, appare ancora peculiare per il compromesso raggiunto che favoriva sia  gli interessi dell’Oriente  che  quelli dell’Occidente. Tra le sue conseguenze  infatti vi fu un aumento enorme degli scambi culturali e commerciali tra Levante e Europa. Tuttavia si resse soltanto  fino a quando visse  al-Malik al-Kāmil e Federico II continuò  a mantenere  la sua influenza sul regno di Gerusalemme. 
I loro discendenti  non riuscirono tuttavia a impedire che  nascessero  nuovi contrasti   tra il mondo cristiano e quello  islamico.

Patrizia Debicke

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