E’ il noir più bello dell’anno. “Città di morti” di Herbert Lieberman s’aggiudica -senza se e senza ma- il titolo 2018. Un romanzo pazzesco, da acquistare subito e poi mettere “per sempre” negli scaffali della vostra libreria. Minimum Fax lo recupera dall’oblio -uscì nel 1976, ma soltanto in Francia, dove di noir ne capiscono qualcosa, è diventato un oggetto di culto- e senza troppo clamore lo offre ai lettori, a dimostrazione che molto spesso le costose operazioni di marketing non servono a nulla. Meglio il passa parola tra noi appassionati, qualche (ben nascosta) recensione e una casa editrice fuori dagli schemi. “Città di morti” è ambientato a New York, protagonista Paul Konig, medico legale e anatomopatologo cui viene rapita la figlia, Lauren. Per oltre 500 pagine sprofondiamo nell’inferno di Konig, tra cadaveri, molta malinconia e tanto nero. Difficilmente dimenticherò le sensazioni provate nel leggere Lieberman: un genio. Il finale, poi, è da Oscar. Questo noir, tra l’altro, spazza via in un colpo solo tutti gli pseudo thriller psicologici (a quando l’abolizione di questa detestabile etichetta?) che trovano spazio nei supermercati italiani dopo essere stati gonfiati sulle pagine dei giornaloni nazionali. Noir dell’anno, anticipavo, anche se mi aspetto molto dal poker di botti di fine 2018: Lars Kepler (“Lazarus”), Roberto Costantini (“Da molto lontano”), Sandrone Dazieri (“Il Re di denari”) e Donato Carrisi (“Il gioco del suggeritore”). Se fosse una canzone “Città di morti” suonerebbe come “Oceano di gomma”, Luci delle Centrale Elettrica/Manuel Agnelli. Voto: 9. Passate parola.
Città di morti
Alessandro Garavaldi