Bentornata Margherita con il nuovo giallo La vita è un cicles
In La vita è un cicles è la prima volta o sbaglio, che pur creando un romanzo abbastanza corale, hai puntato su un protagonista o su protagonisti prevalentemente al maschile, perché?
Le donne continuano a esserci (Gilda, Sabrina, Ornella e -nella quasi assenza- Roberta), ma in questo libro, che racconta la piccola criminalità che si incrocia con quella grande, a determinare gli eventi criminosi o a combatterli sono gli uomini e mi piaceva far emergere la loro visione del mondo, le loro emozioni e autogiustificazioni.
Personaggi interessanti, tra loro mi colpiscono Massimo, il neo laureato in lettere, il commissario Martinetto, ma e soprattutto mi è piaciuto molto il cavalier Leonardo Galilei? Ti sei rifatta a un personaggio reale, oppure?
Il cavalier Leonardo Galilei è personaggio di invenzione. Mi è piaciuto creare il ritratto di un “vecchio” che rifiuta le consuetudini del politicamente corretto, che chiama le cose con il loro nome, che non aspira a essere simpatico o piacione, che ha uno sguardo lucido sul presente e sul recente passato.
Dicevo il commissario Martinetto, per ora lo conosciamo appena. Che tipo di uomo e di poliziotto è il commissario Martinetto, distaccato? Un fissato del lavoro? Oppure? E i suoi dubbi affettivi potrebbero incidere sul suo impegno?
I commissari e vicequestori sono tantissimi, nei libri e nelle fiction. Ho cercato di evitare che Martinetto avesse caratteristiche simili a quelle altrui e l’ho raccontato come un uomo che non ha un passato tragico, a parte la morte dei genitori, che fa bene il suo lavoro ma senza eccessi di stakanovismo, che ha il senso dell’ironia, ama le donne ma al momento non ha una relazione sentimentale soddisfacente. Un uomo, soprattutto, che non ha posizioni preconcette ed è toccato dall’ala civile del dubbio. Insomma non un giustizialista e neppure un teorico del perdonismo. Uno da cui non essere schiacciati e prevaricati nel caso malaugurato in cui si fosse oggetto di indagini giusdiziarie.
Uno strano delitto, un mistero… Quale trucco hai usato per regalare al tuo giallo una marcia in più?Ho voluto raccontare uno spicchio di città. Una periferia degradata come molte periferie delle grandi città, in cui la mancanza o precarietà del lavoro, il livore montante di tutti contro tutti, l’incuria della politica temo possano portare ad azioni eversive di vasta portata.
Nel romanzo con l’odissea lavorativa di Massimo si descrive la drammatica la situazione di impiego per i laureati in materie umanistiche, che suggerimento di senti di dare ai ragazzi che vogliono fare l’università?
Credo che seguire le proprie passioni e interessi sia ancora l’opzione migliore, pur mettendo in conto che non sempre si potrà poi lavorare nel campo degli studi prescelti. Ma se non si seguono le passioni a vent’anni, se ci si basa solo su previsioni utilitaristiche che fine faranno le scienze e la cultura in generale?
Quanto pensi sia disponibile Torino a diventare pronta per un diverso futuro?
Nelle ultime settimane ci sono stati segnali positivi. Ma non so se resteranno ottimistiche speranze di cambiamento o se invece daranno inizio a una inversione di tendenza. Bisogna però che ciascuno, nella propria area di competenza, faccia la sua parte, a partire dalla scuola e da un maggior controllo delle famiglie sulle attività dei figli minorenni.
Torino da un ruolo di ambientazione passa spesso al ruolo di coprotagonista della storia. Stavolta la Torino della convivenza difficile, dell’incuria, quella delle periferie che ospitano la clandestinità, dove ci sono problematiche di convivenza multitenica, nette discrepanze di visioni politiche. Ma a conti fatti a che punto siamo oggi?
Non siamo messi bene. Basta leggere o seguire alla radio e alla tv la cronaca quatidiana. E sarebbe opportuno riflettere qualche secondo prima di scrivere messaggi violenti e insultanti sui vari social.
Gilda, fugace e procurato incontro che ruba il cuore a Massimo, locali di lusso che nascondono anche la droga. Quale impatto ha su Torino la penetrazione malavitosa (mafiosa internazionale o no) nel campo droga?
Un impatto grande. L’ operazione Minotauro contro la ‘ndrangheta ha rivelato infiltrazioni di tutte le mafie a vari livelli della società: la droga (e ora le slot) sono fonti di guadagni colossali. Nei dintorni di Torino (a Volpiano e San Giusto Canavese) è ubicato uno dei centri del narcotraffico internazionale e Volpiano compare non a caso nel romanzo.
Martinetto mi pare che sia partito in questo romanzo ma pronto a tornare. Tu che mi dici?
Non lo so. Martinetto non nasce come personaggio seriale, ma il finale è abbastanza aperto. Vedremo.
Solita domanda scontata. Progetti?
Per il momento forse una nuova serie tv, ma nulla ancora di deciso. Insomma una specie di pausa in attesa degli eventi.
MilanoNera ringrazia Margherita Oggero per la disponibilità
Qui la nostra recensione a La vita è un cicles