Il cospiratore



Andrea Frediani
Il cospiratore
Newton Compton
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Il cospiratore, la congiura di Catilina 
Un nuovo romanzo di Andrea Frediani che ci trascina in un intrigante viaggio dentro i penultimi intensi sussulti della Roma repubblicana. Il Cospiratore è un romanzo che ci regala una moderna interpretazione di quelli che conosciamo come pregi: pochi, e invece i tanti lati oscuri della vita, della prepotente ascesa di Catilina, l’uomo che osò impunemente, avvalendosi anche di mercimonio, sopraffazione e ricatti, scalare le più alte gerarchie di Roma e sfidare la Repubblica. Andrea Frediani è ben riuscito in un’impresa che non era facile: raccontare in modo appassionante una parentesi storica oscura, sanguinaria, corrotta, negativa. Questo perché tutti i documenti relativi a Catilina, soprattutto attraverso l’impietoso e geloso giudizio del suo peggior rivale e nemico Cicerone, non dipingono certo il giovane esponente dei Sergi, aristocratico, militare e poi senatore romano, come un eroe ma come il peggior nemico di Roma. Ma Frediani con astuzia, sicurezza e obiettività rende a Catilina, descritto da Cicerone come un terribile cospiratore senza morale, una mirabolante immagine di antieroe, nonostante le numerose zone d’ombra che non tralascia nello scrivere e, anzi, talvolta addirittura accentua. Ho parlato prima di penultimi sussulti della repubblica romana. Certo! Sono lontani i tempi più eroici retti da governanti dediti al bene del popolo e dei cittadini. La repubblica è diventata un’istituzione debole e incerta, da anni contesa nelle ambiziose trame di uomini spregiudicati, che si combattono sui campi di battaglia, e premono minacciosamente alle porte di Roma, anche cercando di emergere e dominare il teatro politico usando ogni mezzo: clientele e fiumi di denaro. Il sanguinario scontro tra Mario e Silla ha svuotato le casse pubbliche e annientato le risorse agrarie. Il popolo è stritolato dai debiti, sfruttato, privato dei suoi diritti. In questo difficile panorama, si fa largo Lucio Sergio Catilina, disposto a tutto pur di raggiungere quel potere che a un nobile decaduto come lui sarebbe precluso. Grazie alla corruzione e all’intimidazione, scala i gradini politici dello Stato. Ma la classe degli ottimati reagisce opponendogli un avversario: Cicerone, che da ragazzo era stato un suo ammiratore e seguace. Catilina è un amorale sfrenato che, senza fare una piega, sa trasformarsi in un assassino senza scrupoli. Cicerone che sotto, sotto invidia la travolgente forza e quell’innato carisma che gli regala la capacità di affascinare gli interlocutori, mira a trasformare in nemico pubblico un personaggio complesso, pericoloso, che mira a un’utopia di governo. Un uomo, adorato da uomini e donne, vendicativo, privo di freni inibitori, incapace d’amare, ma fermamente convinto del proprio volere e determinato a raggiungere il suo unico vero obiettivo: il potere. La sfida tra loro cresce di intensità con il passare degli anni, fino alla pubblica denuncia della congiura e al tragico epilogo, che poi aprirà la strada alla fine della repubblica. Quasi un principe di Machiavelli ante litteram? Sicuramente un crudele aguzzino ma anche un abile governante e politico, se messo alla prova, capace di una forza travolgente, un protagonista ideale della storia ma pericolosamente tarato dai vizi, dalla droga e dalla violenza. Il ritmo narrativo è intenso, i fatti vengono romanzati in maniera ineccepibile. Certo, lo stesso autore, pur avvalendosi scrupolosamente di fonti documentate, per esigenza della narrazione ha interpretato gli eventi con qualche forzatura, soprattutto cronologica, si è servito di alcune semplificazioni e fusioni di personaggi, si è avvalso di qualche trucco temporale e, nella resa dei conti finale, ha ristretto il nocciolo duro dei congiurati ai soli nomi di Cetego, Lentulo, Statilio e Cepario. Il tutto, è evidente, per non confondere il lettore inserendo troppi personaggi, ma nell’insieme Frediani ritrae senza mezzi termini la Roma di allora smascherando gli sporchi giochi della politica. I personaggi più famosi, vedi Cicerone, Cesare, Crasso, ben ricostruiti e descritti, rendono fluida e piacevole la narrazione, pur dandole un valido spessore storico. In Italia, a quel tempo, a essere scontenti erano davvero in molti: la guerra sociale e quella civile avevano risolto solo una parte dei problemi che le avevano generate, aggiungendone altri, e creando quel malumore generale che uomini più abili e fortunati di Catilina, come Cesare prima, Ottaviano Augusto dopo, avrebbero saputo sfruttare meglio. Nei loro scritti Cicerone, Sallustio, Plutarco e Dione Cassio, hanno fatto di Catilina il cospiratore, il malvagio per eccellenza, quasi uno stereotipo. Ma in realtà il loro è ritratto di uno sconfitto, di qualcuno che non ha avuto modo di raccontarci la sua versione. Ma anche se ogni tanto è interessante narrare la storia dei perdenti, sappiamo che la storia la fanno i vincitori. E dunque è indubbio che Cesare, che ebbe le stesse ambizioni ma riuscì a metterle in atto, è passato alla storia come un genio. A Catilina invece è andata male, e oggi ce lo ritroviamo dipinto come il malvagio per eccellenza dell’Urbe, colui a cui è stata attribuita ogni sorta di infamia. In genere dove c’è fumo c’è anche un po’ di arrosto. Catilina non era uno stinco di santo, ma i suoi vincitori, tutti collaudati squali della politica, non erano certo da mettere sugli altari. Negli ultimi dieci anni Catilina si è battuto come il campione dei reietti e dei diseredati. Per opportunismo? Per convinzione? Chissà? O magari verso la fine della sua vita, ci credeva davvero?

Patrizia Debicke

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