Eraldo Baldini – La palude dei fuochi erranti
Un mistero medioevale da risolvere sotto il giogo della peste
Se amate le atmosfere nello stile de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, amerete il breve giallo medioevale di Eraldo Baldini, ambientato in un monastero della Romagna nel 1630, nel momento in cui l’epidemia di Peste bubbonica imperversa in tutto il nord Italia e si vuol cercare di arginarne l’espansione con una specie di “cordone sanitario” armato, a sud di Bologna.
Il centro nevralgico di queste operazioni é il paese di Lancimago, o meglio la sua abbazia, roccaforte in mezzo ad un’area povera, di paludi ancora non bonificate, che vive di un’agricoltura di pura sussistenza.
La semplicità di questo luogo viene turbata della scoperta di una fossa comune piena di cadaveri evidentemente deceduti in seguito a morte violenta, di cui sembra non sia rimasta alcuna memoria storica, e ad indagare sui misteri del luogo si ritrova Monsignor Rodolfo Diotallevi, legato del commissario apostolico, inviato sul luogo per fermare a tutti i costi il contagio della Peste proveniente dal nord, utilizzando come confini naturali i fiumi locali.
Il singolare chierico, razionale e disincantato, ma dalle molte manie, si troverà però ad affrontare diversi misteri, che lo riporteranno anche a rivivere il suo travagliato passato.
Tra accuse di stregoneria, delitti efferati, credenze popolari e scienziati senza scrupoli, si dipanerà un disegno ben più complesso, a tal punto da relegare in un secondo piano anche la minaccia della peste imminente.
Un romanzo ben scritto e che svela i suoi misteri poco a poco, calandosi perfettamente nell’atmosfera dei secolo bui, con smaliziato realismo.