Cosa succede quando un marito innamoratissimo e fino allora fedelissimo ha uno “scivolone” con una collega della casa editrice, che risulta essere la moglie di uno scrittore di gialli di infima categoria, tossicomane, insonne e allucinato?
E quando lo scrittore tossicomane, marito della fedifraga, scopre tutto e decide di ricattare il marito innamoratissimo, che guarda caso č anche il responsabile del siluramento dei suoi romanzi; siluramento che lo ha relegato al livello di “scrittore da edicola”?
E quando il ricattato decide di assecondare il ricattatore, circuendo un giovane ed ingenuo disabile? Se poi interviene una semi-analfabeta ex-guardia giurata ad agitare le acque? E le due procaci colombiane? Che ruolo avranno nella nostra storia?
Un racconto tragicamente esilarante, che fa riflettere sulla vita dei protagonisti, ma la cosa importante č sempre e comunque “negare l’evidenza”. L’evidenza di aver buttato una vita inseguendo il sogno di un altro. Di aver buttato una vita aspettando un amore impossibile. Di non voler pensare alla fine imminente della compagna di una vita. Di non voler vedere la fine di una vita in comune che non ha piů senso vivere.
Trama che si intreccia, si srotola solo per poi infittirsi nuovamente, con personaggi che volenti o nolenti si incontrano, si scontrano, si urtano, si allontanano per poche pagine, solo per poi ritrovarsi o annientarsi in una routine ormai insostenibile. Un romanzo che fa riflettere sulle prioritŕ della vita che ognuno di noi si da, il nostro continuo affannarsi all’inseguimento di qualcosa che reputiamo indispensabile per poi scoprirne la futilitŕ, ma nonostante tutto negare l’evidenza e continuare imperterriti, per pigrizia o peggio per paura delle alternative.
Sembrerŕ strano, perché sono due libri assolutamente differenti, ma leggendolo non riuscivo a non fare paragoni con Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia.