Un tranquillo weekend di omicidi – Dann McDorman



Dann McDorman
Un tranquillo weekend di omicidi
Piemme
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L’investigatore Adam McAnnis è incaricato di svolgere delle indagini in un esclusivo circolo di caccia nel cuore dell’America: il West Hearth Club. I soci frequentano il club da generazioni e sono più che benestanti, tuttavia nell’aria c’è la possibile vendita della proprietà e non tutti sarebbero d’accordo. Come in ogni giallo che si rispetti ecco che arriva il primo cadavere e poi un secondo… Se uno potrebbe sembrare un suicidio sull’altro non ci sono invece dubbi che sia un autentico omicidio. Il club è isolato da una tempesta e non è facile chiamare subito i soccorsi, diventa perciò inevitabile per McAnnis dare il via al valzer degli interrogatori. Tutti sono sospettabili e ciascuno avrebbe avuto un buon motivo per trasformarsi in assassino. Chi sarà dunque il vero colpevole? Riuscirà il detective a risalire alla verità in mezzo al clima di segreti e bugie che avvelena il Club?

Se dalla trama tracciata a grandi linee si potrebbe pensare di essere di fronte al classico giallo con uno stile a metà tra Agatha Christie e Dashiell Hammett, una volta iniziata la lettura la narrazione inizia a sorprenderci. Il testo infatti si dipana su due livelli, quello narrativo, con l’intreccio tipico di vittima-investigatore-colpevole, e quello meta-narrativo attraverso il quale interviene in prima persona il narratore a svelarci, per così dire, i segreti del mestiere.

Prima di ogni avvenimento cruciale viene raccontato l’espediente chiave, con excursus storici sul suo utilizzo.

Da un lato abbiamo quindi una piccola enciclopedia del giallo, che tratta dei più famosi scrittori e dei loro ancora più famosi personaggi, e dall’altro lato incontriamo i protagonisti della storia osservandoli però attraverso la lente creata dall’autore. La scrittura a tratti diviene quasi una sceneggiatura dove possiamo seguire le azioni mediante i commenti che ci rivelano i singoli comportamenti e le reazioni dei personaggi.

Il testo appare così in una veste decisamente insolita che se all’inizio può spiazzare il lettore, lentamente lo coinvolge e lo incuriosisce in questo strano gioco a carte scoperte. E la vera abilità dell’autore è riuscire a trarre in inganno il lettore e a sorprenderlo con continui colpi di scena fino al gran finale, come un accorto illusionista che attira l’attenzione dello spettatore in modo tale da impedirgli di scoprire il trucco.

Un libro adatto a chi vuole rispolverare la storia del giallo e dare un’occhiata alle tecniche narrative e agli espedienti usati in questo amatissimo e spesso sconosciuto genere letterario.

Se poi uno si appassiona al dietro le quinte e desidera sapere di più sui meccanismi alla base dei testi polizieschi può dare un’occhiata al celebre “Il segno dei tre”, una raccolta di saggi curata da Umberto Eco che apre una finestra sulla logica e le tecniche investigative.

Cristina Bruno

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