Siamo nell’ottobre del 1939, agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, e Archy Mitfold si è trasferito da pochi mesi a Londra, dalla regione dei Lake District, per studiare il tedesco in vista di un impiego. Ha trovato ospitalità presso la sorella della defunta madre che lo ha accolto con grande piacere perché, oltre a essere suo nipote, Archy è un ragazzo tranquillo, rispettoso e ben educato. Il giovane, però, nasconde un segreto di cui nessuno è al corrente, così, quando una mattina viene trovato impiccato nel soggiorno della casa della zia, l’ispettore Pardoe sospetta che il suicidio sia soltanto una messa in scena. Archy, infatti, aveva perso due dita di una mano, che non era più in grado di usare, e il cadavere viene trovato in una casa buia e con le tende nere tirate sulle vetrate a causa dell’oscuramento.
Durante le indagini, nell’investigatore si rafforza la convinzione che quel suicidio sia in realtà un omicidio quando scopre che: a) qualcuno aveva già tentato di assassinare il giovane; b) da circa una settimana Archy trascorreva le notti fuori di casa e, una volta scoperto dalla domestica, si era rifiutato di dare spiegazioni; c) aveva iniziato a disegnare in maniera ossessiva un uccello: il voltolino, come se volesse indicare qualcuno.
Quale fosse il segreto che Archy custodiva, però, resta un mistero fino all’ultimo e Doroty Bowers svia di continuo l’attenzione del lettore dagli indizi che semina, distraendolo con continui colpi di scena.
“Un cappio per Archibald Mitfold” è uno dei cinque romanzi che l’autrice scrisse nella sua breve e precaria esistenza. È un’opera interessante, che si a situa pieno diritto nel “periodo d’oro” del giallo inglese classico, quello che annovera tra le sue schiere grandissimi autori come Arthur Conan Doyle, Edgar Wallace, Agatha Christie, Rex Stout e Dorothy L. Sayers di cui secondo molti la Bowers sarebbe stata l’erede se la morte precoce e le precarie condizioni di salute (e, aggiungo io, anche la necessità di mantenersi con un lavoro) non glielo avessero impedito.
Doroty Bowes è un’autrice ancora sconosciuta al pubblico italiano, ma che tutti coloro che amano il giallo classico “deduttivo” alla Conan Doyle saranno lieti di incontrare e di apprezzare,
Oggi il romanzo giallo ha preso strade diverse, gli investigatori indagano servendosi della moderna tecnologia, ma il fatto che alcuni degli scrittori che ho appena nominato vengano ancora imitati testimonia che gli amanti del giallo deduttivo sono ancora tantissimi. E allora ecco per loro pronto l’originale di un’ottima autrice.