Insolito e intrigante, già a partire dal titolo, Un canto glamour in punta di coltello, il nuovo romanzo di Andrea Biscaro (Meridiano Zero) è, anche per chi ama le classificazioni, difficilmente etichettabile.
Non un giallo vero e proprio (per le ragioni che si scopriranno leggendo), non un semplice noir… lo si potrebbe forse definire un finissimo, e al contempo, terrificante pulp psicologico (e uso il termine inglese nel suo significato più “nobile”).
“Affilato come un Italian Psycho che scorre al ritmo di noie, lounge e battenti ossessioni, sa immergerci nelle atmosfere esistenziali di una Milano Design Week senza uscita.
Quarantenne milanese instabile, annoiato, eccentrico, misogino, Zeno possiede tutto ciò che un uomo può possedere. Potere, denaro, donne, fama. La sua vita, scandita da nonsense e perdite improvvise di memoria, è una sorta di catalogo glamour: un compendio di oggetti esclusivi e firmati, costosissimi quanto inutili. Un modo come un altro per colmare depressione, paranoia e pensieri ossessivi.
Una rabbia atavica che trova sfogo in efferati omicidi. Zeno fa sempre più fatica a occultare la sua metà oscura. La maschera è ogni giorno più larga e rischia di scivolargli dal volto, di schianto. Nel pieno di una delle sue ultime notti di sangue, l’uomo viene colto in fallo. Forse c’è qualcuno che ha visto qualcosa. E forse questo qualcuno si insinuerà in modo subdolo nella sua esistenza ricattandolo, cercando di smascherare il mostro che è in lui. Quasi la parodia di una drammatica commedia degli equivoci. Sarà una lenta ma inesorabile discesa agli inferi per il grande Zeno, sempre più perso fra vuoti di memoria, vuoti di pensiero, vuoti di valori e soprattutto di senso. Il suo suona come un ululante e decadente canto del cigno dell’uomo contemporaneo, destinato dopo tanto frastuono a sfumare in muta miseria.”
Per la trama, mi sono rifatto integralmente a quanto pubblicato nelle news di MilanoNera qualche settimana addietro; di più non posso aggiungere, per i soliti ovvi motivi.
Più che la trama, però, conta qui l’analisi psicologica che l’autore riesce a compiere nei confronti del protagonista, un conduttore televisivo bello, sfrontato e arrogante, idolatrato dal pubblico che adora il suo talk show del sabato sera, ma che, dietro la maschera del suo enorme successo, nasconde segreti terribili e manie da vero psicopatico.
Qual è il vero Zeno? Quello conosciuto e amato dal grande pubblico, che gli perdonerebbe qualunque eccesso, o quello segreto, con cui il protagonista si confronta ogni giorno e soprattutto ogni notte, tormentato da incubi orrendi e da un passato triste e non ancora metabolizzato?
La trama di Un canto glamour in punta di coltello si snoda per oltre duecento sanguinose pagine, in cui Zeno, appassionato, oltre che di oggetti costosi e rare opere d’arte, di coltelli raffinati e molto, molto taglienti (spesso utilizzati indovinate a che scopo…), riuscirà a mostrarci a quali punti di raffinata crudeltà può giungere l’essere umano ma, attenzione… non dimentichiamoci mai che i veri maestri sanno sempre sorprenderci con qualche colpo d’ala!
Linguaggio molto esplicito, molta violenza, sempre funzionale alla narrazione, molto sesso e un po’ di bamba (che pare non mancare mai nelle notti milanesi), alcune riuscite citazioni (penso ad esempio a qualche pagina del miglior Faletti), ritmi altissimi, narrazione fluida anche se inframmezzata da qualche spiazzante flashback e flashforward, e tanta intelligente ironia.
Un canto glamour in punta di coltello è un’altra bella prova del poliedrico Andrea Biscaro.
Un canto glamour in punta di coltello
Gian Luca Lamborizio