A Roma anche quello che pare impossibile può diventare realtà e “Un cadavere in cucina” di Giancarlo De Cataldo ne è una rappresentazione eccellente. Che nel miglior ristorante della città , luogo privilegiato di incontri culinari tra ministri, imprenditori e persone dello spettacolo, tutti i clienti siano contemporaneamente affetti da “sballo” allucinogeno causato da funghi particolari: un errore del più grande chef d’Italia? Forse, non fosse che, lui stesso, insieme ad un altro cliente, due giorni dopo muore per un altro avvelenamento da funghi? Nell’estate romana una vicenda che assume ben presti i contorni del giallo dell’estate dove ognuno recita la sua parte: chi indaga in primis, ma anche i servizi segreti che in qualche modo cercano di tratteggiare un’altra verità , la trasmissione di true crime che cerca di mettere pressione agli inquirenti ma anche il mondo della ristorazione che nel romanzo emerge come un ambiente in cui invidia, ambizione e crudeltà non siano sentimenti così estranei.
Giancarlo De Cataldo torna a raccontare il nostro tempo attraverso la lente affilata del noir. Ancora una volta, l’autore dimostra la sua inconfondibile abilità nel fondere la tensione del thriller con una profonda riflessione sociale, creando un romanzo che intriga e fa pensare con spunti che di fatto possono rappresentare la quotidianità do ognuno.
La storia è senza dubbio equilibrata: De Cataldo non si limita a mettere in scena un’indagine avvincente, ma utilizza il giallo per riflettere sulle ombre che si annidano nelle stanze del potere e nei meccanismi delle istituzioni.
Fondamentale è la rassicurante presenza di Manrico Spinori, un protagonista carismatico e fuori dagli schemi già protagonista in altre puntata di questa fortunata serie edita da Einaudi: nobile decaduto, appassionato di lirica, vive in una villa colma di memorie, guidato da un’intelligenza brillante, ironica e soprattutto libera. Non teme lo scontro, nemmeno quando l’indagine si fa scomoda per i piani alti e sembra quasi più atterrito dalla ludopatia imprevedibile della madre che dai mali che affliggono Roma. Un atteggiamento del tutto speciale, dove educazione e tatto non impediscono una risolutezza che gli fa sempre raggiungere il proprio scopo.
Fondamentale è la squadra che affianca Spinori e per certi versi diversa dal convenzionale ma non per questo meno accattivante: un gruppo tutto al femminile, composto da personaggi ben delineati, ognuna con un ruolo fondamentale nel dipanarsi della vicenda. Attraverso questo coro di voci, De Cataldo riesce a tratteggiare una società complessa e piena di contraddizioni, senza mai rinunciare a uno sguardo ironico e acuto.
Un cadavere in cucina non è solo un giallo: è un affresco lucido e coinvolgente dell’Italia contemporanea, dove anche un omicidio in un ristorante può diventare occasione per svelare verità più profonde.