Con un romanzo d’esordio tanto crudo quanto spettacolare, finalmente tradotto in italiano da Federica Principi, Laura Picklesimer mette a frutto gli studi di scrittura creativa svolti alla Ucla (Università della California). E lo fa nel migliore dei modi.
Uccidi per amore (Ubagu Press, giugno 2025) è un’esperienza di lettura sconvolgente, che sa attirare in un mondo lontano dalla nostra quotidianità, ma dove ogni aberrazione risulta possibile. La storia di un serial killer donna, in preda a pulsioni che non si possono frenare, è narrata con il giusto distacco e senza remore. Il personaggio principale, Tiffany, si racconta in prima persona, in modo scanzonato. L’autrice non ha inteso costruire una protagonista in cui identificarsi, da questo lato il lettore è allo sbando. Il vuoto di un mondo patinato, basato sull’apparenza, si avverte nel profondo. Non si può provare simpatia per questa ragazza, bella e ricca da fare schifo, che trascorre le sue giornate tra una seduta dalla manicure e una rata di shopping nei negozi più costosi. Cura dei capelli, della pelle, gare a chi è più magra con le compagne di università, a chi mangia di meno, sono cose all’ordine del giorno. Si parla solo di questo, mentre le interazioni restano superficiali.
Tiffany dà per scontata l’assenza di valori che trova attorno a sé, non avverte la pochezza della sua persona. Si prende ciò che vuole, senza farsi problemi, come se il prossimo non esistesse.
La Los Angeles delle confraternite universitarie fa da sfondo, con le feste alcoliche che si concludono sempre col sesso sfrenato, con chiunque. E Tiffany ne frequenta una tutta al femminile; un pensionato dov’è invidiata dalle compagne di studi, perché bellissima e sempre vestita all’ultimo grido, dato che è molto ricca di famiglia. Non ha vere amicizie: ben presto si avverte la sua solitudine estrema, quell’ostentare e mentire sempre. Per fare un esempio, Tiffany non va a casa per Natale, bensì si reca da sola a rinchiudersi in una Spa, per poi tornare dalle compagne e raccontare di una bellissima vacanza trascorsa in famiglia. Nonostante ciò, la situazione non impietosisce, perché l’isolamento è volontario. Competitiva, invidiosa, gelosa, Tiffany allontana in modo repulsivo chi la frequenta. Desidera solo avere un amore tutto per sé, nient’altro. Uno vero, che non arriva per forza di cose. Troppo incentrata su se stessa, la ragazza! Sulla sua immagine. Non si cura di nessun altro, tranne che dei suoi bisogni.
E mentre le colline nei dintorni di Los Angeles vanno a fuoco, a causa del surriscaldamento climatico, e la città è preda di altri eventi criminali, ecco che anche in Tiffany scoppia all’improvviso una “vampa”, con la voglia di veder scorrere il sangue e di uccidere.
L’impulso è forte, Tiffany inizia ad ammazzare giovani uomini, affinando a poco a poco la sua tecnica. E ogni volta ne esce pulita, a causa delle indagini superficiali condotte dalla polizia e del lauto compenso elargito al suo avvocato per tenerla fuori dai guai.
Tutto procede fino a quando conosce Weston, un uomo del quale arriva persino a pensare di essersi innamorata. Di qui sarà tutto un fuoco che, come la città di Los Angeles, brucia anche la sua mente. Con un inevitabile e movimentato epilogo, davvero sorprendente.
La disfunzionale famiglia d’origine di Tiffany non è esente da colpe. Eppure ancora non riusciamo a giustificarla. Se per sentirsi qualcuno lei ha bisogno di esercitare la violenza, l’essere umano ha fallito su tutti i fronti.
Resta la naturalezza delle descrizioni e l’immediatezza dei dialoghi, quasi si vedesse un film. Una lettura che prende, da leggere in una sola notte, sebbene sia un libro corposo.
Tiffany potrebbe essere una delle tante influencer che ci circondano, o ragazze immagine che si fanno dei selfie a profusione, per apparire diverse da come sono. E quando si chiudono le pagine, resta una doppia considerazione. Un bel libro, davvero! Speriamo solo che la storia non sia vera.