Two for Texas



james lee burke
Two for Texas
meridiano zero
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Che il western e l’hard-boiled siano parenti è cosa risaputa ma forse non ampiamente riconosciuta. In fin dei conti si tratta di due generi di letteratura pulp nati uno di seguito all’altro, storie che segnano il passaggio dell’America della frontiera a quella del banditismo. James Lee Burke, creatore della saga di Robicheaux, si spinge a raccontarci una vicenda dichiaratamente western senza lasciare le paludi per sottolineare una fratellanza intellettuale non da poco. Moltissimi thriller della scuola dei duri riprendono caratteri e situazioni del western. La vicenda di Son e Hugh, prigionieri in un carcere della Louisiana che colgono la fortuna e iniziano un percorso iniziatico attraverso l’America in fase di formazione per raggiungere il Texas è la riproposta del miglior nero on the road che sta alla base del poliziesco moderno.

I due protagonisti sono la strana coppia, il giovane e la canaglia, eroi del West ma anche di centinaia di telefilm e romanzi della scuola dei duri sino a oggi. La loro avventura, avvincente, ben descritta, umanissima e spietata è la metafora di un mondo in cambiamento. Che poi è il succo di ogni vero thriller americano. Da leggere, sognando a ogni pagina come davanti a un bellissimo film in cinemascope. Il tema stesso del viaggio come percorso di formazione è emblematico. Il Texas è indipendente, incombe la battaglia di Alamo e Son e Hugh scoprono di non essere solo due carcerati in fuga. E capiscono di non essere così duri di fronte a una realtà selvaggia, popolata di personaggi strambi, feroci, calati in situazioni pericolose.

Il loro è un percorso di formazione, di costruzione di una amicizia virile. Un percorso che, a ben guardare, è comune al western quanto al poliziesco. Forse, c’è da chiedersi, non solo McCarthy ha saputo cogliere il senso della frontiera. Forse un giallista spesso maltrattato nelle edizioni italiane (troppi gli editori che lo hanno mollato prima del tempo) ha saputo sparare e colpire il bersaglio.

stefano di marino

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