Tremi chi è innocente – Barbara Frandino



Barbara Frandino
Tremi chi è innocente
Einaudi
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Ci sono storie che prendono per mano e trascinano nel loro mondo, obbligando a leggere tutto d’un fiato, talmente sono coinvolgenti.

Tremi chi è innocente rappresenta per chi scrive un esempio, grazie al fascino che esercita una scrittura scanzonata ma credibile, che appartiene alla voce narrante di un ragazzo di sedici anni. Così come il complicato mondo degli adulti, che getta gli adolescenti in un abisso profondo e totalmente incomprensibile, con la cui situazione ci si può dolorosamente identificare. Un periodo difficile che tutti abbiamo vissuto, in cui ci si assumeva la colpa per ogni screzio che capitava in famiglia, quasi si avesse su di sé il peso del mondo. Senza pensare che ciascuno è invece responsabile per se stesso e che, quando un nucleo familiare crolla, la colpa non è mai di un singolo elemento. 

In questo romanzo breve della giornalista e sceneggiatrice Barbara Frandino, pubblicato nel gennaio 2025 da Einaudi, si assiste alla disgregazione di un intero nucleo familiare composto da tre persone: padre madre e figlio. Che fino a quel momento avevano funzionato come una società di mutuo soccorso. Tutti agivano in sintonia, per garantire un fine comune, ovvero quello della sopravvivenza. Ma una volta superati gli iniziali problemi economici, l’inesperienza del matrimonio e la paura di crescere un figlio, cosa resta? 

Di aprire le ali e differenziarsi, verrebbe da dire. Però, se questa cosa non la si fa in sincrono, qualcuno verrà necessariamente schiacciato. 

Troviamo così un padre estenuato, dai tanti chilometri che ogni giorno deve percorrere in macchina, per lavoro. Un ingegnere che riempie la casa di oggetti che lui stesso avrebbe voluto inventare e invece alimenta nient’altro che il caos. Gratificato dal fatto di provvedere al mantenimento economico della famiglia, concetto che rinfaccia ogni giorno al fine di creare nei congiunti un senso di colpa. Il solo modo efficace, che ha trovato, per essere considerato. E che dire della moglie? Una donna infelice, apatica, che ha fatto della lettura il suo più grande interesse, escludendo gli altri dal suo universo “selettivo”. E così arriviamo a Nico, sedici anni, un ragazzo molto intelligente ma senza amici. A eccezione dell’eccentrica Emma, una ragazzina con alle spalle una famiglia problematica e sua unica confidente.

Il giorno in cui la famiglia di Nico va in frantumi, e a lui restano solo i ricordi, coincide col ritrovamento del cadavere di uno dei suoi professori. L’aitante Lorenzo Costa è stato ripescato nel fiume, dopo una lunga permanenza in acqua. A lui il ragazzino dà la colpa di avere interferito troppo, a tal punto che si considera il suo assassino. E dovrà fare di tutto per scoprire la verità, per potersi accusare o assolvere in maniera definitiva.

Attorno alla vittima, parecchi personaggi avrebbero avuto un movente, in un “microcosmo” dove nessuno è limpido ma nasconde segreti. 

Senza entrare nei particolari, per non togliere la sorpresa al lettore, si consiglia questo romanzo per l’incursione puntuale nel mondo giovanile. Fragili e inesperti, gli adolescenti sono portati a dubitare di tutto e di tutti. E odiano con facilità, così come altrettanto velocemente dimenticano.

Le paure di Nico, di essere scoperto dai compagni, oppure di somigliare troppo all’inconcludente zio Ivan, sono condivisibili. O, ancora, quel suo non riuscire ad accettare che i genitori, a un certo punto, cambino. E pensino a se stessi, mettendo la prole al secondo posto, tanto da essere considerati dei mostri agli occhi di chi li amava.

I colpi di scena non mancano, perché niente e come sembra.

Dato il grande pathos che si respira, sempre chi scrive avrebbe gradito che la seconda parte e la risoluzione del mistero durassero di più. La storia invece si conclude in maniera rapida, lasciando il lettore alle sue riflessioni. Ed è il solo appunto che si possa fare.

Cristina Biolcati

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