Il desiderio di occupare in modo costruttivo una pausa pranzo troppo lunga ha fatto nascere in Giancarlo Oliani, giornalista alla Gazzetta di Mantova la curiosità per i vecchi numeri del giornale custoditi nell’archivio storico.
Attento cronista, consultandoli si è imbattuto nelle cronache dei processi e nei resoconti di fatti di sangue del secolo scorso che lo hanno subito intrigato. Da questo materiale sono nati due libri, Delitti in provincia e Ti amo da morire che riportano fedelmente storie mantovane di sangue d’amore e di sesso.
In Ti amo da morire denominatore comune dei delitti è l’amore malato che degenera in gelosia morbosa e nella violenza. Le vittime sono donne forti, quasi sempre di facili costumi, sopraffatte da uomini più deboli di loro che vedono nella violenza e nell’assassinio l’unico modo per dominarle.
Il libro è anche una testimonianza della vita e delle usanze di allora. Difficilmente all’epoca si riusciva a distinguere il sangue umano da quello animale e gli inquirenti svolgevano le indagini principalmente interrogando vicini e conoscenti oltre ai testimoni. Il vero tribunale era l’opinione pubblica. I colpevoli dei delitti descritti si ritrovano allo stesso tempo in carcere legando i fili di tutte le storie del libro. Un’ambientazione temporale insolita di storie che venivano messe in piazza senza nessuna censura, personaggi indimenticabili quali Gemma giovane cameriera sifilitica, Napoleone Burani benestante e inconcludente uxoricida, Magnafuoco vegliardo vigoroso e l’epilettica incinta di Sermide rendono la lettura di questo libro un’esperienza istruttiva e piacevole.
Ti amo da morire
Ambretta Sampietro