L’esordio crime che ha conquistato la Svezia: il primo volume di una serie con una protagonista ineguagliabile. È lo strillo con cui viene accolto in Italia Sottobosco, il giallo scandinavo di un’autrice molto apprezzata, Sara Strömberg. Pubblicato nell’ottobre 2025 da Fazi Editore, nella nota collana Darkside, il romanzo vede la traduzione affidata a Renato Zatti.
La protagonista Vera Bergström ha abbondantemente passato la cinquantina, ed è stata giornalista d’inchiesta presso il Jämtlandsposten, uno di quei nomi difficilissimi da pronunciare. A caratterizzare la sua vita è stata la perdita, sia dell’amato lavoro, che del compagno storico Levan. Quest’ultimo le ha preferito una ragazza più giovane, neanche a dirlo.
Quando la storia inizia, Vera sta attraversando una crisi di mezza età micidiale, col corpo che avvizzisce e la sensazione di non piacere più a nessuno. E un licenziamento all’attivo, avvenuto proprio a causa della “difficoltà” incontrata dalla carta stampata nell’era digitale. Senza più punti fermi, lei è costretta a ricrearsi una vita, tornando nella città d’origine (altro nome difficile!), collocata a ovest della parte alta della Svezia. “Qui avevo giocato ed ero cresciuta. In mezzo all’odore di palude e muschio. Il mio corpo se ne ricordava. Portava i segni del sottobosco e della sterpaglia. Agognava sempre il calore, ma quando restavo al caldo troppo a lungo voleva tornare a casa per poter davvero respirare. Qui si era molto distanti dalle sparatorie della grande città, dalle esplosioni e dalla criminalità delle gang. In questi territori si svolgevano lotte di tutt’altro genere.”
Vera Bergström prova a lavorare in una scuola, ma non si sente realizzata. Le manca essere sempre “dentro la notizia”, un’emozione che la faceva sentire viva.
Il caso vuole che, proprio in quei boschi dell’infanzia, venga trovato il cadavere di una donna assassinata con ferocia. La curiosità si anima all’improvviso, quasi Vera fosse un leone a riposo, che però all’occasione non ha smesso di ruggire. Contattata dal capo della sua vecchia testata, che sente odore di scoop, la giornalista si mette a indagare al fine di scrivere una serie di articoli sul caso.
Le forze dell’ordine non sono sulla pista giusta, ma è negli eventi del passato che si annida il movente dell’assassino. Vera Bergström è di questo avviso, tanto da impensierire qualcuno e non sentirsi più al sicuro.
Sottobosco è un giallo fuori dagli schemi e a tratti sorprendente, dove a indagare non è il solito commissario. L’azione è affidata interamente a Vera e ai personaggi che le ruotano attorno, compaesani con più di qualche segreto da tenere celato e scheletro nell’armadio.
Un valore aggiunto è quel “giocare” dell’autrice col registro della sua eroina, tenendolo sempre sul filo dell’hard boiled. Vera è schietta, non la manda a dire. Per nulla raffinata, sia nei modi che nell’eloquio. Non è bella: è troppo magra. Beve come non ci fosse un domani, è depressa come nessuno. Piscia accovacciata nell’erba! Parla di menopausa e di perdite ematiche nelle mutande. Sgradevole è troppo? Però risulta un personaggio credibile. Nomen omen.
Il baratro l’ha agguantata e lei sta ancora precipitando, nell’attesa di risalire. Per questo, le sue elucubrazioni (che sono tante!) distolgono dalla scena delittuosa vera e propria, creando spazi che rallentano l’indagine. Chi ama un’azione che non divaghi e tenga fortemente il punto, forse non apprezzerà fino in fondo questo romanzo.
Chi invece cerca l’introspezione, il paesaggio che diventa protagonista alla stessa stregua, con boschi che pullulano di vita e descrivono la Svezia della periferia, come una regione dal fascino atavico, avrà trovato una lettura memorabile.


