Chi mi conosce sa bene cosa propormi in lettura e cosa evitare come la peste, pena la peggiore delle recensioni.
Il localismo.
Quel fastidioso pot-pourri di local, prodotti tipici e viottole conosciute solo ai residenti è per chi scrive il limite invalicabile della prima pagina di qualsiasi romanzo.
Alessandro Bozzi, nel suo ultimo lavoro, prende per mano il lettore e lo conduce attraverso strade, luci ed ombre salentine, eppure il suo localismo ha un pregio.
È il localismo di un non locale, di un autore nato in Svizzera e residente da sempre tra Como, Trieste e quel nord la cui frescura è ben lungi dall’essere assimilabile a quel bollente Salento rappresentato tra le pagine del suo ultimo romanzo.
Perché in “Sospetti maestri” il Salento e la città di Lecce appaiono descritti con l’enfasi del ricordo e, comunque, con la gradevolezza del sentore, dell’odore, della sensazione e non della pedissequa descrizione di luoghi, locali e viottoli.
La narrazione non è mai scialba ed il lessico impregnato di quella gradevole ironia che smitizza e destruttura il topos dell’avvocato, rendendo il protagonista Raffaele Conti, persona tra le persone, sebbene dotata di quell’intuitivo acume che emerge e dirada le nebbie che sigillano l’indagine per omicidio che ruota attorno al suo mentore e maestro.
Musicaos si conferma una realtà editoriale attenta e capace di scegliere con accorta riflessione i propri autori, siano essi italiani o best sellers sudamericani.