I racconti della Confraternita di Radeschi

51L2jiQNTZL._SX334_BO1,204,203,200_La grande madre
di
Stefania Cavasassi

Vi odio.
Odio l’ingresso trionfale al bar Rattazzo, santo patrono delle vostre bevute. Eccovi, tronfi della vostra vittoria. Sì, raccontatevela davanti ad un Pampero. Non siete nessuno, non avete nemmeno scalfito la punta dell’iceberg! Ma cosa aspettarsi da uno pseudo giornalista e da un improbabile vice questore che si fa ruotare tra le labbra un toscanello spento? Insieme al primo bicchiere di rum, vi siete bevuti anche la storiella della ‘Confraternita delle ossa’, senza sospettare cosa si nasconda realmente dietro l’uccisione in Piazza dei Mercanti. La scrofa semilanuta è il nostro simbolo, animale sacro e, in quanto femmina, nostra portatrice di vita. Ci avevano creduto i miei avi, i fondatori della razza eletta guidata dal re Belloveso. Avevano attraversato le Alpi alla ricerca del nuovo mondo e lo avevano trovato. Manca poco ormai, la clessidra della vita sta girando e tra non molto ci riveleremo al mondo, ora che con l’aiuto di mia madre, la donna che chiamate la Mantide e della sua opera di persuasione, abbiamo eliminato le uniche persone che avevano compreso i nostri piani. La nostra razza è la RAZZA DELLA GRANDE MADRE, e voi esseri umani ci servirete come schiavi. Noi abbiamo non solo il diritto, ma anche l’obbligo di sottomettervi, siamo diversi, ed è inutile continuare mischiarci con voi inferiori, la nostra diversità è genetica, divina.
Persa tra i miei pensieri non mi sono accorta che Loris Sebastiani è uscito dal locale, lasciando Enrico al tavolo solo in compagnia dell’ennesimo bicchiere. Mi osserva, mi sento a disagio e non lo sopporto. Frugo nella borsetta, rassicurata dalla calibro 9 distesa come un’amante sotto il pacchetto di kleenex. Lui si avvicina sornione e attacca bottone.
“Scusi, non vorrei sembrarle il classico playboy sfigato, ma non ci siamo già visti da qualche parte?”
“No, le assicuro che una faccia come la sua è difficile da dimenticare”
Sorride, probabilmente in preda ad una consonanza alcolica con l’universo.
“Lo prendo come un complimento, signora…?”
“Lara, Lara Amantia”
“Piacere Enrico Radeschi…posso offrirle il bicchiere della staffa prima di congedarci?”
“La ringrazio, ma stavo uscendo, con questa scighera non mi sento sicura in sella alla mia Vespa”
“Mi sta prendendo in giro, vero! Non posso credere che lei sfrecci tra le strade meneghine su una Vespa!”
Sono sempre più disgustata, ma mi fingo divertita e quasi lusingata: devo farlo per lei .
“Non sia così scettico, la vede quella vespa bianca? Bene, tra due minuti la vedrà sfrecciare verso le Colonne di San Lorenzo”
Non ti vedo, ma so che sei affascinato nel vedermi sfrecciare da via Vetere e sicuramente starai pensando che sta per nascere una nuova avventura, ma questa volta ti sbagli Enrico Radeschi…o no?

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