Quel confine sottile – Silvia Napolitano



Giulia Napolitano
Quel confine sottile
Bollati Boringhieri
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Il corpo di una ragazzina francese viene rinvenuto, decapitato, nelle acque del Tevere da Zac, adolescente che la medicina classifica come schizofrenico. Il suo psicoterapeuta, Fabrizio, crede di poterlo ‘aggiustare’ ma, preoccupato per il trauma provocatogli da questo ritrovamento, sarà costretto a rimettere in discussione molte delle sue convinzioni e addirittura se stesso di fronte alla catena di eventi che questo tragico avvenimento porterà con sé. 

Sarà proprio Zac il catalizzatore di altre vite, come quella del commissario Bruno Ligabue, dall’animo fragile e infelice, e della PM Agostina Picariello, capace anche lei, come Zac, di ingannare ogni stereotipo.

Quel confine sottile, di Silvia Napolitano, è un giallo psicologico molto ben riuscito, che, oltre a coinvolgere il lettore amante delle trame gialle con il colpo di scena finale inaspettato, porta con sé nelle sue pagine molte riflessioni esistenziali, attraverso le quali l’autrice dimostra una conoscenza approfondita e intensa del cuore degli uomini.

Ogni personaggio, in questo libro, ha un carattere tridimensionale, ognuno, anche il più secondario, resta impresso nell’animo del lettore. Zac è una figura indimenticabile, che mette in crisi ogni parametro della scienza medica e della logica, i suoi colloqui con i bambini morti sono permeati di una genuina spontaneità, di una delicatezza e di un’innocenza rari a trovarsi nella scrittura di genere.

 Non meno memorabili sono gli altri protagonisti, a partire da Aurora, sua madre, figura pirandelliana, in cui dolore e gioia di vivere si fondono in un nodo inestricabile, e il commissario Ligabue, poliziotto che deve fare ogni giorno i conti con se stesso, sapendosi sconfitto in partenza. Ma il personaggio più originale è certamente Agostina Picariello, che si evidenzia dapprima nella sua tetra ottusità, nel suo rabbioso rancore verso l’umanità in generale e verso Zac in particolare, e poi, in virtù di una metanoia a cui solo le anime addolorate possono accedere, vive una redenzione imperfetta, che le restituirà però la sua essenza da tempo smarrita. 

Tutto il romanzo è pervaso da una profonda pietas, da una speranza che nasce dalla disperazione e dalla sconfitta e che per questo infonde luce nelle pagine, nonostante l’orrore e le morti ingiuste.

Ci si sente contenti alla conclusione di questo libro, ci si illude di aver conosciuto anime belle che avremmo voluto fra i nostri amici, ma che il miracolo della lettura ci permette di annoverarle comunque come tali. 

Donatella Brusati

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