Un eroe completamente fuori dalle righe, calato in un’ambientazione squallidotta niente che faccia neppure lontanamente ricordare le atmosfere care agli eroi di oltreoceano (tipo Chandler tanto per esempio) e che vivacchia in una città e in un’epoca completamente diversa: quella di una certa Roma attuale sballata e meno nota. Ma Roma è sempre Roma. E in questo libro domina e travalica poderosamente la scena con il quartiere di San Lorenzo profondamente cambiato dalla cultura sessantottina che ne ha fatto un palcoscenico e altro. Stefano Mori eroe e protagonista di Qualcuno che non conosco di Simone Luciani, è un ex poliziotto, fatto gentilmente dimettere dalla Polizia perché ha il vizio della marijuana, che si è riciclato malvolentieri a investigatore privato da pochi soldi. Insomma un uomo poco fortunato, che vivacchia svogliatamente in questi tristi tempi attuali. Una bella o meglio brutta – perché mi pare che a lui paiano tutte brutte o, se va bene, bruttine – mattina nella sua casa ufficio sporca e disordinata, poco dopo le otto di mattina si presenta un’elegante signora con accento francese: Anna Anselmi Marchand per ingaggiare Mori come detective. Sua figlia Milena, la bella rampolla di una famiglia abbiente, diciottenne, liceale, educata, morigerata e, a suo dire, senza fidanzato, è scomparsa da alcuni giorni. Mori deve ritrovarla e la gentile dama, senza spaventarsi troppo per la sua poca pulizia e quella del suo pseudo ufficio, lo prega di contattare una certa Silvia, la migliore amica di Milena, e gli anticipa ben 3000 Euro, rimpinguandogli il portafoglio semivuoto. Poi, in seconda battuta, gli fornisce anche le coordinate della scuola della figlia, studentessa quasi modello. Ma la Milena, e questo in due balletti Stefano Mori riesce a scoprirlo, è tutto meno che una brava studentessa casa e famiglia… Foto osé e molto peggio pare. Persino festini sadomaso… Ma il nostro mezzo eroe imbenzinato, tanto il vizietto dell’erba ormai non glielo leva più nessuno, è pure grasso e pasticcione. Ficca il naso dappertutto, annaspa faticosamente qua e là, sbaglia mira, gira attorno affannato. Anche se la sua caotica indagine condotta sul filo dell’approssimazione lo porterà a scoperchiare diverse pentole bollenti, neppure l’appoggio e la tiepida benevolenza dell’amico poliziotto, che già un tempo l’ha salvato dall’ignominia, riusciranno a tenerlo fuori dal guaio in cui si sta andando a cacciare. La sua arruffata indagine gli farà scoprire troppe brutte verità che scottano. Ma lo spazio e il tempo che erano stati concessi sono finiti. Il vizio e il male non perdonano. Alla fine non gli resterà che un acre senso di sconfitta da annegare in solitudine.
Qualcuno che non conosco
patrizia debicke