Non appena due rapinatori che più incapaci non si può tentano il colpo che cambia la vita e falliscono il bersaglio, le parti si invertono: i banditi finiscono legati e imabavagliati, gli ostaggi prendono il malloppo e se la danno a gambe. L’occasione, si sa, fa l’uomo ladro, soprattutto quando il ballo ci sono venti milioni di euro, mica bruscolini.E’ Bruno Kernel, investigatore privato e provato dagli eventi, a prendere in mano la situazione insieme allo stesso manipolo di degni compari che gia’ l’aveva affiancato nel precedente La regola della cattura (Todaro, 2005). Nell’afa estiva della pianura padana tutti si fiondano all’inseguimento del denaro rubato e, soprattutto, del direttore della filiale rapinata, scomparso nel nulla prima ancora dell’irruzione dei banditi.Fabrizio Canciani, cabarettista meneghino col pallino del giallo, si destreggia con maestria e ci confeziona una storia noir deliziosa e coinvolgente e che riesce a divertire dalla prima all’ultima pagina nonostante tutti i risvolti inquietanti dell’intricata vicenda.
Apprezzabili e gradite, infine, le numerose citazioni musicali che Canciani usa per incorniciare il romanzo, sincoparne il ritmo ed accrescerne il pathos. La storia vestirebbe bene Aldo, Giovanni e Giacomo e quella simpatica pennellona della Massironi.
Qualcosa che non resta
paolo franchini